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Nemmeno i lockdown hanno salvato la qualità dell’aria della pianura Padana

Qualità dell’aria: male l’Italia anche nel 2020 dei lockdown
Di Maurizio Moro5153 – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=94527568

I dati EEA sulla qualità dell’aria in Europa nel 2020

(Rinnovabili.it) – Il COVID-19 ha messo al tappeto trasporti e produzione industriale per molti mesi nel 2020. Ma i blocchi non hanno impedito a molti paesi europei di sforare i limiti di concentrazione massima per alcuni inquinanti. Lo sottolinea l’EEA, l’agenzia europea per l’ambiente, che ha pubblicato ieri i dati 2020 sulla qualità dell’aria.

Un miglioramento c’è stato sotto tutti i profili rispetto all’anno precedente. Ma l’EEA sospetta che gran parte della flessione dei principali inquinanti dipenda solo dai lockdown. Rispetto ai dati consolidati del 2019, quelli ancora provvisori per il 2020 mostrano che il numero di stazioni di monitoraggio che hanno registrato valori di PM10 superiori al limite giornaliero stabilito dall’UE (50 µg/m3) sono calate del 4% (dal 14 al 10%). Scendono anche le stazioni che sforano i limiti consigliati dall’OMS (20 µg/m3), dal 43 al 34%. Male, come di consueto, la pianura padana: gli sforamenti sono molto diffusi e accomunano la qualità dell’aria nelle regioni del nord a quella di paesi con forti problemi di inquinamento, come Polonia e Macedonia.

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Va leggermente meglio per i PM2.5. L’Italia resta però in coda alla classifica, sempre insieme al blocco di paesi dell’Europa orientale e dei Balcani. Gran parte della pianura padana resta vicinissima ai valori di guardia (25 µg/m3), con alcuni sforamenti concentrati in provincia di Cremona e in Puglia. Quanto ai NOx, prodotti soprattutto dal traffico veicolare, le aree più colpite in Europa sono le grandi conurbazioni. In Italia la situazione nel 2020 è stata comunque sopra la soglia nel milanese, a Firenze, Roma e nell’area metropolitana di Napoli. In media, le stazioni in Europa con valori troppo alti (>40 µg/m3) sono crollate dal 6 all’1%.

“L’apparente miglioramento della situazione nel 2020, con concentrazioni inferiori di PM10, PM2.5 e NO2, è in parte dovuto alle misure di blocco attuate durante lo scoppio della pandemia di COVID-19”, spiega l’EEA. “Queste misure hanno comportato una riduzione di molte attività (come il trasporto su strada, l’aviazione, la navigazione, alcune industrie), mentre altre sono rimaste più o meno invariate (come l’agricoltura) o potrebbero essere aumentate come il consumo energetico delle famiglie”.

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