
Per la prima volta l’Italia ha rispettato il limite medio annuale di PM2.5 (25 μg/m3) in tutte le stazioni. Anche se restano valori di inquinamento atmosferico molto vicini alla soglia soprattutto in pianura Padana. Positivo anche il dato sui PM10, che conferma i risultati degli anni scorsi, e quello del biossido di azoto (NO2) che rispetta i valori limite e cala nel 98% dei punti di monitoraggio. Male, invece, sul fronte dell’ozono (O3): regolari solo il 16% delle stazioni. È la fotografia della qualità dell’aria nel 2024 in Italia diffusa l’11 marzo dall’Ispra.
Qualità dell’aria 2024 in Italia, i dati Ispra
Il quadro generale della qualità dell’aria nel 2024 in Italia registra un miglioramento importante, anche se restano 3 criticità rilevanti:
- alcuni inquinanti continuano a persistere su livelli superiori ai limiti delle norme nazionali;
- anche per gli inquinanti in regola come media nazionale, alcune zone della Penisola hanno situazioni di sforamento o valori prossimi ai limiti;
- la qualità dell’aria complessiva è lontana dal rispettare i nuovi limiti che scatteranno nel 2030, e ben distante da quelli – ancora più bassi – consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“I dati confermano un trend di riduzione dell’inquinamento. Tuttavia permangono superamenti del valore limite giornalieri del PM10 e dell’ozono estivo. Una situazione che va letta in modo critico rispetto a quella che sarà l’entrata in vigore della nuova direttiva sulla qualità dell’aria con limiti molto più stringenti. Bisognerà dunque mettere in campo nuove azioni per il risanamento della qualità dell’aria”, spiega Giorgio Cattani, Responsabile Sezione monitoraggio qualità aria Ispra.
Migliora il PM2.5
La notizia più positiva arriva dalle polveri sottili. I livelli di PM2.5 sono rimasti sotto la soglia come media annua in tutte le stazioni. Negli ultimi 4 anni restavano sforamenti in 3-4 punti di monitoraggio.
Altro elemento che emerge dal rapporto Ispra è la tendenza, molto positiva, di flessione sul lungo periodo. Negli ultimi 10 anni, il calo registrato è statisticamente significativo in 3 stazioni su 4 (il 74%). La riduzione media annuale dal 2014 al 2023 a livello nazionale è -3,1%, con punte anche del -15%.
“Da una prima analisi, emerge una riduzione media di circa il 12% dei livelli annuali registrati nel 2024 rispetto alla media del decennio 2014-2023. Considerando l’insieme di stazioni di monitoraggio distribuite sul territorio, è stata registrata una riduzione media di 3 μg/m³ rispetto al 2014 (pari a circa il 19%)”, scrive Ispra.
PM10, restano problemi nel bacino padano
Regolare anche il dato sul PM10 (valore soglia a 40 μg/m3), con l’unica eccezione di Palermo (ma lo sforamento è dovuto, probabilmente, all’arrivo di sabbie desertiche). Dato che conferma l’andamento già registrato nell’ultimo lustro.
Meno positiva, e cronica, è la situazione degli sforamenti giornalieri. Il valore limite giornaliero (50 μg/m3, da non superare più di 35 volte in un anno) è stato superato in 96 stazioni, pari al 17% dei casi. E nella maggior parte dei casi (80 su 96) gli sforamenti sono localizzati in pianura Padana.
Altra criticità: allargando lo sguardo all’ultimo decennio, solo poco più di metà delle stazioni segnala una flessione rilevante. In media, 0,6 microgrammi per metro cubo l’anno. E il calo è dovuto soprattutto ai dati del 2014-2019, mentre negli ultimi 5 anni la traiettoria del PM10 è sostanzialmente piatta.
Gli altri inquinanti
Per l’NO2, l’Ispra registra un trend decrescente statisticamente significativo nell’85% delle stazioni di monitoraggio, con una riduzione media annuale del 3,5%. Per il biossido di azoto, la qualità dell’aria nel 2024 è stata il 17% migliore rispetto alla media dell’ultimo decennio.
Male il dato sull’inquinamento da ozono. Nel 2024 l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana è stato rispettato solo in 55 stazioni su 343. Nell’ultimo decennio non sono emerse tendenze rilevanti, né in positivo né in negativo. Si registra solo l’oscillazione stagionale.