La qualità dell’aria è in leggero miglioramento sul 2018
(Rinnovabili.it) – Se nel 2019 l’Europa avesse rispettato le soglie massime per i principali inquinanti atmosferici consigliate dall’Oms, avrebbe evitato più di 250mila morti premature. Solo in Italia, i decessi evitabili sarebbero stati 32.200, più o meno il 65% di quelli totali registrati quell’anno. Lo scrive l’Agenzia europea per l’ambiente nel suo ultimo rapporto sulla qualità dell’aria in Europa.
I dati raccontano di una situazione in lento miglioramento tra 2018 e 2019. E rispetto al 2005, i decessi prematuri sono calati del 33%. Ma oggi i numeri sono ancora altissimi. Le morti premature in tutta Europa, nel 2019, sfondano quota 350.000. In particolare, sono 307mila quelle attribuite all’esposizione cronica alle polveri sottili, 16.800 quelle provocate dall’ozono, e 40.400 quelle attribuibili agli NOx.
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Quanto pesa lo sforamento della qualità dell’aria? L’EEA calcola che se l’Europa fosse rimasta sotto la soglia Oms di 10 µg/m3 di PM2.5, le relative morti premature sarebbero diminuite del 21%. Se invece fosse stata rispettata la nuova soglia dell’Organizzazione mondiale della sanità (fissata solo nel 2021, che dimezza la precedente), le vite spente anzitempo sarebbero state il 58% in meno.
In numeri assoluti, l’Italia è tra i paesi europei dove si muore di più a causa delle polveri sottili PM2.5, insieme a Francia, Polonia, Germania e Regno Unito. Se si guarda il dato delle morti premature ogni 100mila abitanti, bilanciando così le differenze del numero di abitanti, i peggiori sono tutti paesi dei Balcani: Bosnia, Serbia, Kosovo, Macedonia e Bulgaria.
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L’Italia viene invece condannata dall’EEA per i valori di NOx. In termini di morti premature assolute il Belpaese è il peggiore del continente, davanti a Spagna, Germania, UK e Francia. E anche con la ponderazione per numero di abitanti l’Italia annaspa: siamo terz’ultimi per qualità dell’aria in questo parametro. Peggio di noi solo Grecia e Romania.