di Tommaso Tetro
(Rinnovabili.it) – La qualità dell’aria in Italia non migliora. E sono già 11 le città che a inizio settembre hanno sforato, con almeno una centralina, il limite previsto per le polveri sottili, cioè la soglia dei 35 giorni nell’anno solare con una media di PM10 quotidiana superiore a 50 microgrammi per metro cubo. Le peggiori sono Verona e Venezia con 41 giorni di sforamenti. Seguono Vicenza con 40, Avellino e Brescia con 39, Cremona e Treviso con 38, Alessandria, Frosinone e Napoli con 37, Modena con 36. A fare il punto ci pensa il rapporto di Legambiente ‘Mal’aria 2021’, in edizione speciale (‘I costi dell’immobilismo’). Un documento in cui l’associazione segnala i ritardi nell’applicazione dei provvedimenti di emergenza e dei piani di risanamento dell’aria, sia da parte del Governo che delle principali Regioni italiane.
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Secondo Legambiente il numero di città rischia di aumentare considerevolmente visto che Padova e Rovigo sfiorano il limite, registrando 35 giorni di sforamento al 6 settembre 2021, mentre Torino ne registra 34. Vicine alla soglia critica anche Asti con 33 giorni di sforamenti, Lodi e Reggio Emilia con 32, Bergamo e Caserta con 31 e Parma con 30. Si tratta – è la previsione di Legambiente – di “città che inevitabilmente supereranno i limiti nel corso dell’autunno e dell’inverno prossimi”.
Adesso, “l’Italia è davanti a un bivio: pagare una multa miliardaria per inadempienza all’Ue, stimata da 1,5 a 2,3 miliardi di euro, oppure agire efficacemente e con urgenza per ridurre l’inquinamento delle nostre città. Il nostro Paese ha infatti all’attivo tre procedure di infrazione con la commissione, in territori dove la salute dei cittadini è stata messa ripetutamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici. Eppure, l’Italia resta ferma, in un immobilismo che potrebbe costarci molto caro”. Non soltanto una multa da pagare, però. Perché la sanzione – viene spiegato – “potrebbe comportare il taglio di futuri fondi europei destinati all’Italia, in primis, e poi alle singole Regioni inadempienti. A questo, si rischia poi il sommarsi delle cifre relative alle procedure di infrazione in corso per altri due inquinanti: PM2,5 e NO2, le cui sentenze sono attese nei prossimi mesi”.
Adottare misure anti-smog da subito – osserva Legambiente – “potrebbe essere l’unico modo per evitare il superamento dei limiti giornalieri di polveri sottili durante l’autunno e l’inverno prossimi. Inoltre, la riduzione costante e progressiva degli inquinanti dovrà portare al loro dimezzamento (meno 55%) entro il prossimo decennio, in accordo con il Piano d’azione europeo ‘Verso l’inquinamento zero’”. I due settori che incidono maggiormente sul tasso di inquinamento in città – rileva Legambiente – sono la mobilità e il riscaldamento domestico, ma in alcune città l’inquinamento industriale o l’agricoltura hanno una notevole incidenza. Per accelerare la transizione ecologica e avviare l’Italia ‘verso l’inquinamento zero’, per l’associazione sarà “fondamentale realizzare insieme sia provvedimenti urgenti che riforme e opere strutturali“.
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Tra le principali proposte la limitazione della circolazione dei veicoli più inquinanti, i bonus e gli incentivi rottamazione all’acquisto di auto a combustione e introdotti limiti di velocità per inquinamento su strade e autostrade; per quanto riguarda il riscaldamento, è necessario “lo stop progressivo all’uso del gasolio entro settembre 2022 nelle città inquinate“. Ed è poi “quanto mai urgente accelerare l’uscita dal carbone per le centrali termoelettriche che ricadono nelle aree oggetto delle procedure di infrazione”.