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Le proposte del G7 su produzione e consumo di plastica

produzione e consumo di plastica
Foto di Layne Harris su Unsplash

Le posizioni del G7 su produzione e consumo di plastica non si riflettono nei negoziati ONU

Sono “preoccupati” i leader globali. Preoccupati per i livelli attuali di produzione e consumo di plastica. Riconoscono “la necessità di potenziare in modo significativo i nostri sforzi collettivi e congiunti per affrontare l’inquinamento globale da plastica che continua ad aumentare ad un ritmo allarmante”. Sono alcuni stralci che vengono dalla dichiarazione finale del G7 Ambiente, conclusosi il 30 aprile a Torino.

I 7 capi di stato e di governo prevedono “la finalizzazione, entro la fine dell’anno, dello strumento internazionale giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica, anche nell’ambiente marino, che affronti l’intero ciclo di vita della plastica”.

Porre fine a questa contaminazione, del resto, è una priorità che non si scopre oggi. 

“Dobbiamo iniziare a ridurre la quantità di plastica che produciamo anno dopo anno”, ha avvertito recentemente l’Environmental Investigation Agency. “Al momento, siamo su una traiettoria di crescita esponenziale ed è inconcepibile che tra 25 anni produrremo 17,7 miliardi di tonnellate di plastica e 15 miliardi di tonnellate di rifiuti. Eppure è questa la direzione verso cui stiamo andando”.

Le promesse del G7 arrivano proprio durante quello che doveva essere il penultimo round di negoziati per un Trattato globale sulla plastica dell’ONU. Ma le trattative non sono andate come sperato. I paesi riuniti a Ottawa, in Canada, hanno adottato un programma di lavoro che dovrebbe traghettare i negoziati fino a novembre, quando si terrà l’ultima sessione in Corea. Ma già serpeggia la preoccupazione che non finirà lì. E l’ombra di un ennesimo fallimento della diplomazia internazionale guidata dall’ONU si allunga sul processo.

L’ambizione di ridurre a zero l’ulteriore inquinamento da plastica entro il 2040 si assottiglia. Così come l’adozione di un trattato che affronti l’intero ciclo di vita della plastica, ovvero anche la produzione. Se nel comunicato del G7 si parla di una “aspirazione di ridurre e, se del caso, limitare la produzione e il consumo globale di polimeri plastici primari”, questo non riflette le posizioni di quegli stessi paesi nell’ambito dei negoziati sul Trattato. La denuncia delle organizzazioni della società civile punta il dito infatti sull’ostruzionismo di USA e UE per definire target vincolanti di riduzione della produzione di plastica.

Il timore dunque è che ci sia una virata verso soluzioni finanziarie, come i crediti di plastica. Soluzioni simili ai molto criticati crediti di carbonio. Il G7 apre a questa possibilità, nel paragrafo in cui parla di “applicare strumenti per internalizzare i costi attribuibili all’inquinamento da plastica”.

Per il resto i 7 leader promettono di “affrontare le fonti, i percorsi e gli impatti delle microplastiche e “garantire una gestione ecologicamente corretta dei rifiuti di plastica”. Tra le soluzioni sono menzionate l’istituzione o il miglioramento di schemi di responsabilità estesa del produttore e il miglioramento della raccolta differenziata, della selezione e del riciclo.

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