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Preoccupazione per la qualità dell’aria nella Pianura Padana

“The Lancet Planetary Health” ha pubblicato uno studio internazionale sui livelli di inquinamento in Europa: pessima la qualità dell’aria nella Pianura Padana, che richiede interventi urgenti e innovativi per tutelare la salute degli abitanti

Pianura Padana
Image by Ercole Sartori from Pixabay

(Rinnovabili.it) – Uno studio congiunto di Barcelona Institute for Global Health, Swiss Tropical and Pubblic Health Institute e Utrecht University pubblicato su “The Lancet Planetary Health” riporta dati molto allarmanti sui livelli di inquinamento in alcune aree europee. Rispettare le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla qualità dell’aria eviterebbe nella sola Europa circa 51.900 morti precoci. La maggiore mortalità causata dall’esposizione a polveri sottili e biossido di azoto si registra nelle città della Pianura Padana, della Polonia e della Repubblica Ceca, come pure nei grandi centri urbani europei. In questo studio l’Italia vanta un triste primato: nelle prime 30 posizioni ci sono 19 città del Nord Italia.

La qualità dell’aria nella Pianura Padana desta molta preoccupazione e richiede interventi tempestivi e radicali. L’Autorità di Bacino Distrettuale del Fiume Po è chiamata a fare scelte innovative e sostenibili per il benessere della comunità locale e ad implementare la ricerca per tutelare l’ambiente e il territorio, soprattutto nel momento in cui l’Europa impone una svolta green.

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Ad esempio, si potrebbero riutilizzare le cave dismesse nel bacino del Po come superfici galleggianti per pannelli fotovoltaici per produrre energia verde utilizzabile dalle imprese locali. Fondamentale è poi migliorare la qualità delle acque con dei fitodepuratori: mettere a dimora sulle rive dei canali delle piante in grado di immagazzinare CO2 servirebbe a creare delle fasce tampone per gli inquinanti presenti nel suolo, a migliorare la qualità dell’aria e a riqualificare il paesaggio.

Nuove strategie per produrre energia pulita

Come spiega l’ANBI (l’associazione che rappresenta i Consorzi di bonifica, di irrigazione e di miglioramento fondiario), servirebbe investire nella «gassificazione con pirolisi di impianti, in cui il combustibile siano piante ed arbusti. Gli impianti di arboricoltura (anche a ciclo breve) possono contribuire al miglioramento dei suoli, a un impatto positivo sulla qualità dell’aria e alla produzione di energia pulita». La pirolisi si differenzia dalla combustione diretta perché converte materiali organici in energia senza produrre inquinanti e garantisce rese elevate nella trasformazione di biomassa in energia. La produzione di energia con pirolisi è un sistema all’avanguardia ed economicamente vantaggioso, che renderebbe il territorio attrattivo per aziende innovative. Un’altra via da percorrere verso la decarbonizzazione è promuovere con più determinazione la sperimentazione sull’idrogeno nei diversi settori energetici, a cominciare dai trasporti, come combustibile alternativo alle fonti fossili.

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Il Po potrebbe essere utilizzato per il trasporto delle merci, ma questo richiede l’adozione di una diversa strategia economica e politica; è necessario pianificare gli investimenti in un’ottica di sostenibilità che abbia come obiettivo finale la protezione dell’ecosistema e contemporaneamente possa garantire un ritorno economico per gli investitori. I fondi europei possono sostenere i nuovi progetti, ma il principale sostegno deve venire dal nostro senso di responsabilità nei confronti dell’ambiente che deve farci adottare comportamenti sostenibili.