La media nazionale di polveri sottili è di 15,2 µg/m3
(Rinnovabili.it) – Quasi nessuna città al mondo rispetta i nuovi limiti di concentrazione di PM2.5 decisi dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lo scorso settembre. Nel 2021, la nuova soglia per le polveri sottili a 5 µg/m3 è rimasta un miraggio anche per molte delle realtà più virtuose.
Una fotografia globale della qualità dell’aria
In cima alla classifica troviamo città e Stati a bassa industrializzazione e in posizioni geografiche favorevoli: come Noumea in Nuova Caledonia (3,8 µg/m3), Charlotte Amalie nelle Isole Vergini (4,5 µg/m3), San Juan a Portorico (4,8 µg/m3). A cui si uniscono località remote come Punta Arenas in Patagonia, una stazione di rilevamento alle Galapagos, la Tasmania, il Canada settentrionale e la penisola di Labrador. E alcune città scandinave.
All’estremo opposto, sono ammorbate dalle polveri sottili Nuova Delhi (ben 85 µg/m3), la capitale del Bangladesh, Dhaka (78,1 µg/m3) e quella del Ciad, N’Djamena (77,6 µg/m3). Le realtà peggiori per inquinamento atmosferico sono concentrate soprattutto nel subcontinente indiano, in Asia centrale e in Cina (sia la fascia costiera sia lo Xinjiang). Altri hotspot globali delle polveri sottili si trovano nei paesi arabi del Golfo e in Africa centrale.
In tutto, solo il 3,4% delle città monitorate nel 2021 ha rispettato i nuovi standard, mentre sono ben 93 i centri urbani che hanno sforato di più di 10 volte i nuovi limiti dell’Oms. È quanto emerge dal rapporto annuale di IQAir, azienda svizzera che monitora la qualità dell’aria a livello globale. Nell’edizione appena pubblicata analizza 6.475 città sparse in 117 paesi.
Le polveri sottili in Italia
In questa classifica globale, l’Italia guadagna con fatica la parte medio bassa con una media di 15,2 µg/m3 di polveri sottili PM2.5. In Europa, il Belpaese è inserito nel gruppo, piuttosto compatto, dei paesi dei Balcani e dell’Est Europa, tra l’Ungheria e la Romania al 14° posto. Solo il 2,7% delle città europee monitorate l’anno scorso resta sotto i nuovi limiti dell’Oms: sono soprattutto centri in Portogallo meridionale, Spagna (tra Murcia e Valencia), Scozia, Svezia, Finlandia ed Estonia.
In Italia, l’unico centro urbano a norma è Crotone – sul limite, con 5 µg/m3. Il bacino padano si conferma, com’è scontato, l’area più densamente inquinata da PM2.5. Torino è tra i grandi centri al Nord uno dei più virtuosi: 7,1 µg/m3 dai 12,9 del 2017. Milano resta su livelli elevati (22,9 µg/m3), come anche parte della bassa lombarda e della provincia di Piacenza. Gradualmente migliore la situazione al centro-sud, con Roma che si attesta a 11,1 µg/m3, Napoli a 14,6 µg/m3, Catania a 12,4 µg/m3. Sono però entrambi al Sud i due comuni italiani peggiori in assoluto, in provincia di Reggio Calabria (nella piana di Gioia Tauro) e di Brindisi (nella cosiddetta soglia messapica, tra le Murge e la piana salentina).