La plasticosi negli uccelli marini
(Rinnovabili.it) – Una ricerca del Museo di Storia Naturale di Londra ha consentito di individuare una nuova malattia fibrotica degli uccelli, la “plasticosi“. Il morbo è legato, come è facile intuire, all’involontaria presenza di plastica nell’alimentazione animale e comporta una quantità eccessiva di tessuto cicatriziale nell’apparato gastrico. Con effetti che possono divenire anche molto gravi e condurre alla morte degli esemplari. Fino a ora la malattia è stata evidenziata solo a livello dell’apparato gastrico negli uccelli acquatici, ma la diffusione capillare delle plastiche suggerisce che potrebbe essere riscontrata in altre specie e in altre aree del corpo.
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Gli effetti dannosi dell’inquinamento plastico
Esistono già numerosi studi che hanno individuato la presenza di corpi di plastica in una gran varietà di animali: dai pesci agli uccelli, dalle balene alle foche, dagli animali di allevamento agli umani la plastica è stata trovata un po’ ovunque. Tuttavia abbiamo ancora una scarsa conoscenza delle conseguenze e degli eventuali danni biologici a essa connessi.
Da oggi sappiamo però qualcosa in più. I ricercatori del Museo di Storia Naturale di Londra hanno studiato gli effetti delle microplastiche sulla salute di una specie di uccelli marini: le berte piedicarnicini, considerati gli uccelli con il più alto livello di contaminazione da plastica al mondo. Il team ha scoperto che molti individui erano accomunati da sintomi infiammatori coerenti tra loro al punto da giustificare l’individuazione di una malattia specifica battezzata “plasticosi”.
Il nome è stato scelto per l’affinità della malattia con altre generate dalla presenza di materiali inorganici nei corpi organici: la silicosi o l’absestosi, ad esempio. Il problema insorge quando nell’intestino animale si depositano schegge di plastica che portano infiammazioni croniche, ulcere e cicatrici.
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I danni della plasticosi
Durante lo studio delle berte, i ricercatori hanno individuato una diffusa cicatrizzazione del proventricolo, la prima camera dello stomaco dell’uccello. Le cicatrici causate dalla plasticosi influenzano la struttura fisica dell’organo e con l’aumentare dell’esposizione alla plastica, il tessuto diventa gradualmente più gonfio fino a quando non inizia a rompersi. “Le ghiandole tubulari, che secernono composti digestivi, sono forse il miglior esempio dell’impatto della plasticosi”, spiega Alex Bond, coautore dello studio. “Quando la plastica viene consumata, queste ghiandole diventano gradualmente più rachitiche fino a perdere completamente la loro struttura tissutale ai massimi livelli di esposizione”.
La ricerca, pubblicata sul Journal of Hazardous Materials, ha individuato la plasticosi solo nelle berte carnivore ma, avvertono i ricercatori, la diffusione della plastica è tale che è probabile che colpisca anche altre specie e altri organi, come i polmoni.