Rinnovabili • plastica tartarughe Rinnovabili • plastica tartarughe

Plastica in mare, una “trappola evolutiva” per le giovani tartarughe

La plastica crea una 'trappola evolutiva' per le giovani tartarughe marine. Secondo una nuova ricerca dell'università di Exeter si lasciano trasportare dalle correnti in mare aperto, dove si trovano grandi quantità di plastica, che diventano parte del nutrimento di queste piccole tartarughe ancora troppo giovani per avere una dieta specifica

plastica tartarughe
via depositphotos.com

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La plastica crea una ‘trappola evolutiva’ per le giovani tartarughe marine. I piccoli – secondo una nuova ricerca dell’università di Exeter – dopo esser usciti dal guscio delle uova e essersi tuffati in mare, si lasciano trasportare dalle correnti in mare aperto. Ed è proprio in queste correnti che si trovano grandi quantità di plastica, che diventano parte del nutrimento di queste piccole tartarughe ancora troppo giovani.

La plastica è stata ritrovata all’interno delle piccole tartarughe in Australia, lungo la costa orientale del Pacifico e lungo quella occidentale dell’oceano Indiano. Le correnti in cui si tuffano gli animali – viene spiegato – viaggiano “in aree altamente inquinate”. Proprio perché giovani e ancora senza una dieta specifica, le tartarughe marine “mangiano qualsiasi cosa, inclusa la plastica”.

Leggi anche Verso un trattato globale vincolante per dire stop alla plastica

I ricercatori hanno esaminato esemplari giovani (dai piccoli fino a quelle con un guscio della misura fino a 50 centimetri) catturate accidentalmente dai pescatori sulle coste australiane. In totale, lo studio ha incluso 121 tartarughe marine di cinque delle sette specie del mondo (tra cui anche la caretta caretta). La percentuale di tartarughe contenenti plastica era molto più alta sulla costa del Pacifico: per esempio per le caretta caretta all’86%. Sulla costa dell’oceano Indiano, al 21% per le caretta caretta.

La plastica nelle tartarughe del Pacifico era per lo più composta da frammenti duri; mentre quella dell’oceano Indiano erano soprattutto fibre, forse da corde o reti da pesca. I polimeri più comunemente ingeriti in entrambi gli oceani erano polietilene e polipropilene. I piccoli contenevano frammenti da 5 a 10 millimetri di lunghezza; le dimensioni dei frammenti di plastica però aumentavano proporzionalmente all’aumento delle dimensioni delle tartarughe.

Leggi anche L’oceano un pozzo di rifiuti, sul fondo 14mln di tonnellate di pezzi di plastica

Il pezzo successivo, e conclusivo, della ricerca adesso punta a capire quanto questo possa incidere sulla salute e sulla vita delle tartarughe. “Inquadriamo l’elevata presenza di plastica ingerita in questa fase di vita […] come una potenziale trappola evolutiva mentre iniziano lo sviluppo in quelle che oggi sono alcune delle aree oceaniche più inquinate”