Lo studio di CleanHub mette in piazza tutti i numeri dell’inquinamento da plastica negli oceani, disegnando un quadro deprimente
Cina, India e Brasile, ma anche USA e UK, sono tra i maggiori responsabili della plastica negli oceani
Quanta plastica c’è nell’oceano? È la domanda da cui parte la startup berlinese CleanHub, che ha pubblicato un’analisi sul tema. Il dossier rivela livelli allarmanti di inquinamento da plastica negli oceani del mondo e mette in evidenza le gravi conseguenze di una gestione inadeguata dei rifiuti.
L’analisi di CleanHub identifica Cina, India e Brasile come i paesi che gestiscono peggio i rifiuti di plastica a causa di infrastrutture scadenti e discariche stracolme. Cina, USA e India sono anche i maggiori produttori di rifiuti plastici. Nonostante gli sforzi globali per ridurre la plastica monouso, come sacchetti e cannucce, questi oggetti restano importanti fonti di inquinamento oceanico. In particolare, i sacchetti di plastica e i loro frammenti sono stati ingeriti dal 56% della vita marina. Anche le cannucce di plastica sono molto diffuse, con circa 8,3 miliardi di unità trovate sulle coste di tutto il mondo. Oggi rappresentano il 40% degli oggetti di plastica rinvenuti.
La portata del problema
Il rapporto evidenzia anche la presenza sconcertante delle bottiglie di plastica. Nel Regno Unito, secondo maggior produttore di rifiuti di plastica pro capite (99 kg all’anno), se ne contano 100 per chilometro di spiaggia.
L’industria della pesca contribuisce poi il 10% dei rifiuti oceanici attraverso attrezzature da pesca abbandonate. Reti, trappole e lenze perse in mare diventano fonte di inquinamento. Una contaminazione di chilometri, che intrappola la vita marina e rappresenta una minaccia per specie come i capodogli.
Ogni anno, 14 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani, con l’80% proveniente dai paesi asiatici. La gran parte è importata. Il fondale marino ospita fino a 11 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, con una quantità di microplastiche 10 mila volte superiore rispetto alla superficie. In peso, si stima che ci siano 14 milioni di tonnellate di microplastiche sul fondo dell’oceano. In numeri assoluti, quelle in superficie sarebbero 358 mila miliardi.
Come uscirne?
CleanHub sostiene che i prodotti devono essere progettati pensando al loro fine vita. Inoltre, chiede lo sviluppo di infrastrutture migliori per la gestione dei rifiuti. Il rapporto avverte che senza queste soluzioni, l’inquinamento oceanico continuerà a crescere. Con la produzione di plastica prevista in aumento del 10% nel prossimo decennio e le plastiche monouso previste in crescita di 17 milioni di tonnellate entro il 2027, l’urgenza di agire è chiara. Altrimenti, entro il 2050 ci potrebbe essere più plastica che pesci negli oceani in termini di peso.