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Addio al carbone? Tra bad company e debiti la Polonia non sa come fare

ClientEarth e il think tank polacco Instrat mettono alla berlina la PGE: l’ipotesi bad company non taglia davvero le emissioni e costa uno sproposito allo Stato

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Credits: Bosmin Kang da Pixabay

I piani dell’utility PGE non aiutano il phase out del carbone

(Rinnovabili.it) – Per la compagnia statale polacca PGE, confondere le acque con fusioni e passaggi di asset, senza un piano reale di azione climatica, non aiuta a tagliare le emissioni. Né gli obiettivi UE saranno rispettati soltanto con la creazione di una bad company a cui lasciare tutte le attività legate al carbone. Che potrà servire per ‘ripulirsi’ – e magari avere più facilmente accesso a finanziamenti, da Varsavia e soprattutto da Bruxelles. Ma non accelera il phase out del carbone. Lo sostiene, dati alla mano, un rapporto uscito da pochi giorni e realizzato dall’ong ClientEarth e dal think tank polacco Instrat.

Il mese scorso era trapelata la notizia che la PGE, la maggiore utility polacca, stava per avviare una fusione con le omologhe Tauron e Enea. Operazione preceduta dall’abbandono della zavorra, cioè gli asset legati al carbone, che confluirebbero in un’entità terza, sempre a controllo statale. Una volta ripulita, le porte degli investitori si sarebbero aperte più facilmente per la PGE. Che contestualmente ha annunciato un piano per raggiungere la neutralità climatica al 2050.

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Per ClientEarth e Instrat, anche se il piano di PGE sarà attuato, nel 2030 la Polonia genererà ancora 92,2 TWh di elettricità dal carbone. Ovvero più di 5 volte di quanto dovrebbe per rispettare le politiche climatiche e gli obiettivi dell’UE. Ma a ispessire la coltre di dubbi che si stende sul piano ci sono anche i risvolti economici, oltre a quelli climatici. Infatti, continua il report, dall’operazione PGE guadagnerebbe 7 miliardi di euro, dovute all’abbandono delle attività legate al carbone. Ma per le stesse ragioni, a causa della loro concentrazione in una bad company statale carica di debiti, lo Stato perderebbe quasi 6 miliardi di euro.

D’altronde la PGE si trova in un vicolo cieco. Perché le pressioni crescenti sulla Polonia per decarbonizzare la sua economia trovano del tutto impreparata l’utility. Che ancora oggi dipende dal carbone per l’80% dell’elettricità generata. E che non sa come far quadrare i conti della transizione energetica. Il presidente di PGE, Wojciech Dąbrowski, ha risposto così alla domanda di un giornalista durante la conferenza stampa in cui annunciava il piano verso la neutralità di carbonio: “Se non separiamo le attività del carbone dal resto, dovremo dichiarare il fallimento di questa azienda tra 1 anno e mezzo”.

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