Rinnovabili • Rinnovabili •

Packaging alimentare, quante sostanze chimiche finiscono nel piatto?

Il packaging alimentare non è mai completamente sicuro, anche quando è conforme alle normative. Le sostanze chimiche che lo compongono migrano nei cibi e noi finiamo per ingerire sostanze nocive. Sono state trovate tracce in campioni di urina, sangue e latte materno

Packaging alimentare, quante sostanze chimiche finiscono nel piatto?
Image by jacqueline macou from Pixabay

Ingeriamo con il cibo le sostanze chimiche che migrano dal packaging alimentare

Il packaging alimentare trasferisce sostanze chimiche agli alimenti. Questo è il risultato dello studio internazionale Widespread evidence for packaging-related chemicals in humans pubblicato nella rivista scientifica “Journal of Exposure Science & Environmental Epidemiology”.

Siamo tutti esposti a sostanze chimiche sintetiche

Più di 1.800 sostanze chimiche presenti nei materiali usati per conservare, elaborare, confezionare e servire i cibi migrano negli alimenti. Molte di queste sostanze sono ritenute pericolose per la salute, ma di altre mancano verifiche sul livello di tossicità.

Se ne deduce che siamo tutti esposti alle sostanze chimiche a contatto con gli alimenti (FCC, food contact chemicals), ma conosciamo il livello di tossicità di quello che mangiamo? Lo studio si propone di rispondere a questa importante domanda.

Gli esseri umani, com’è noto, sono esposti a sostanze chimiche sintetiche presenti nei farmaci, negli alimenti, nei prodotti per l’igiene della casa e per la cura della persona, negli inquinanti ambientali. Alcune di queste sostanze sono state anche associate alle malattie non trasmissibili.

Tracce presenti nei campioni umani

Il packaging e altri materiali che vengono a contatto con gli alimenti (tra cui rientrano le stoviglie) contengono sostanze chimiche che migrano dal packaging agli alimenti e quindi vengono ingerite.

I ricercatori hanno esaminatocampioni umani come urina, sangue e latte materno. Hanno confrontato oltre 14mila FCC noti con i dati di cinque programmi di biomonitoraggio umano, tre data base e letteratura scientifica.

Lo studio stabilisce un collegamento tra sostanze chimiche a contatto con gli alimenti, esposizione e salute umana e mette in rilievo le sostanze chimiche finora trascurate negli studi di biomonitoraggio. Ma soprattutto apre nuove strade alla prevenzione e alla tutela della salute.

Emerge in tutta evidenza che bisfenoli, PFAS, ftalati, metalli e composti organici volatili – sostanze di cui è riconosciuta la pericolosità per la salute umana – sono presenti in campioni umani e nei materiali a contatto con gli alimenti.

Packaging e sicurezza alimentare

Gli imballaggi alimentari, ovvero i cosiddetti MOCA (Materiali e Oggetti a Contatto con gli Alimenti), devono rispettare rigorosi standard di sicurezza. Le normative sono giustamente severe per quanto riguarda la scelta dei materiali e i processi di produzione, lo stoccaggio e il trasporto.

I regolamenti UE impongono il rispetto di norme per la fabbricazione dei materiali, che non devono contenere sostanze potenzialmente dannose per le persone.

Eppure, dallo studio si evidenzia che il packaging alimentare non è mai completamente sicuro, anche quando è conforme alle normative.

Tra l’altro, per alcune di queste sostanze chimiche – come gli antiossidanti sintetici, ampiamente diffusi nel packaging alimentare – non sono disponibili studi approfonditi e sono praticamente assenti dai programmi di monitoraggio, perciò non è dato sapere quale sia il loro effetto sulla salute umana.

About Author / La Redazione