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Nuovi limiti di esposizione a piombo e diisocianati dalla Commissione UE

esposizione a piombo e diisocianati
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(Rinnovabili.it) – Una misura a tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici, verso la transizione alla neutralità climatica: si legge in quest’ottica l’intervento della Commissione Europea che, nella giornata di lunedì 13 febbraio, ha deciso di introdurre nuovi limiti di esposizione a piombo e diisocianati. 

L’esposizione al piombo è infatti responsabile di numerose problematiche allo sviluppo fetale e alle funzioni riproduttive, mentre quella ai diisocianati è associata a insorgenza di asma e malattie respiratorie. 

La proposta della Commissione è di modificare la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi all’esposizione a sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione sul luogo del lavoro per quanto riguarda il piombo, e la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi agli agenti chimici durante il lavoro per piombo e diisocianati.

Tornare a normare i valori limite entro i quali si può entrare in contatto in questi due casi specifici è fondamentale perché il loro utilizzo potrebbe crescere molto negli anni a venire, visto che potrebbero essere utilizzati per produrre batterie e rendere le auto elettriche più leggere, ma anche in molte altre applicazioni, come le turbine eoliche e gli isolanti edilizi.

La Commissione ha inoltre proposto delle “annotazioni” che dovrebbero indirizzare datori di lavoro e lavoratori, informandoli dei pericoli connessi all’esposizione per vie che non sia l’inalazione, come nei casi di assorbimento attraverso la pelle, invitando a prendere precauzioni. 

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Abbassare i valori limite di esposizione al piombo

L’esposizione al piombo è connessa a diverse e gravi conseguenze sulla salute perché influenza le funzioni sessuali e la fertilità, ma anche il sistema nervoso, i nervi, il cuore e il sangue. 

In questo momento, dai dati a disposizione della Commissione, sono 100.000 i lavoratori e le lavoratrici, in tutta Europa, esposti al piombo sul luogo di lavoro. 

La modifica interviene sulla direttiva del 1982 con la proposta di:

– Ridurre ulteriormente il limite di esposizione professionale da 0,15 milligrammi per metro cubo (0,15 mg/m3) a 0,03 mg/m3 di piombo;

– Abbassare il valore limite biologico da 70 microgrammi per 100 millilitri di sangue (70µg/100ml) a 15µg/100ml.

Se è in linea di massima la forza lavoro maschile a subire la maggiore esposizione al piombo, questa può avere effetti anche sulle lavoratrici, che possono subirne impatti negativi nel corso della gravidanza, con conseguenze anche in problemi di sviluppo del feto. Per questa ragione la Commissione ha stabilito misure specifiche per le lavoratrici, chiedendo che i livelli di esposizione cui sono sottoposte le donne in età fertile siano sempre entro i limiti di riferimento della popolazione generale e, se non esistono norme nazionali in merito, che resti sempre entro il limite biologico di 4,5 µg/100ml.

La Commissione introduce per la prima volta limiti di esposizione per i diisocianati

Oltre a normare i livelli di esposizione al piombo, la Commissione è intervenuta anche in relazione ai diisocianati, sostanze chimiche che possono portare a problemi respiratori tra cui l’asma. 

I dati diffusi stimano che sono a rischio, in tutta l’Unione, 4,2 milioni di lavoratori. 

Al momento non esistono soglie limite di esposizione sul luogo di lavoro a livello UE, per questo la Commissione propone di introdurne per la prima volta per quanto riguarda il gruppo di azoto, carbonio e ossigeno, con: 

– un limite complessivo di esposizione professionale di 6µg NCO/m3 in un periodo di riferimento di 8 ore;ì

– Un limite di esposizione a breve termine (15 minuti) di 12 µg NCO/m3. Limiti così stringenti, in particolare, vengono applicati quando gli effetti a una sostanza potenzialmente dannosa non possono essere controllati con un limite globale perché si verificano esposizioni brevi ma ad alta intensità.

Dopo la presentazione da parte della Commissione della proposta di modifica delle due direttive, seguirà nei prossimi mesi la discussione in sede di Parlamento e Consiglio UE. Adottata la proposta definitiva, gli Stati membri avranno due anni per recepirle. 

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