di Andrea Barbieri Carones
(Rinnovabili.it) – L’ambiente del fondale marino di fronte all’Isola del Giglio è in fase di ripristino e, secondo gli esperti, la situazione è migliore di quanto preventivato.
Tutto iniziò il 13 gennaio di 10 anni fa, quando di fronte all’isola dell’Arcipelago toscano la nave da crociera Costa Concordia si capovolse e si inabissò parzialmente in una delle più belle zone del Parco delle Isole Toscane.
Un evento che oltre a strappare la vita a 32 persone, comportò anche un considerevole danno all’ambiente costiero, soprattutto a carico del fondale marino. Terminati i soccorsi, partì una intensa attività di ripristino dell’ambiente del fondale marino e anche delle acque circostanti.
Per monitorare il corretto svolgimento delle operazioni fu istituito un Osservatorio, i cui lavori continuano tutt’ora e al quale partecipano rappresentanti del Ministero della Transizione Ecologica, di Ispra, Arpa Toscana e degli enti locali interessati.
Il danno all’ecosistema fu determinato non solo dalla presenza del relitto e dalle attività di cantiere necessarie per rimuovere e allontanare lo stesso, ma anche dai danni arrecati da sostanze nocive presenti a bordo. Come combustibile, olii pesanti, vernici e detersivi.
Oltre ai risarcimenti delle parti civili, tra cui la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Ambiente, la Protezione Civile, la Regione Toscana, al comune di Isola del Giglio venne altresì riconosciuto il risarcimento del danno ambientale finalizzato al ripristino dei fondali marini.
Una nota dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) spiega che “Gli interventi di restauro finora attuati hanno avuto un successo superiore alle attese. Rimosse le cause della perdita di posidonia, i trapianti effettuati nel 2016 hanno dimostrato un raddoppio del numero di fasci trapiantati, così come quelli effettuati dal 2019 sembrano avere un esito simile. Analogamente per le gorgonie, gli elevati tassi di sopravvivenza e di guarigione hanno fatto sì che alcune pareti rocciose abbiano riacquistato la loro originale tridimensionalità e si stiano avvicinando alla loro condizione naturale”.
Da rilevare che tutti i costi correlati al naufragio, alla causa civile e al ripristino dell’ambiente del fondale marino non sono stati sostenuti dallo Stato.
I tempi di ripristino sono stati lunghi: 2 anni per rimuovere il relitto della “Concordia”, 3 anni per pulire i fondali e 5 per gli interventi di restauro ambientale. Che non sono ancora terminati.