Una ricerca dell’università di Hull, in UK, ha usato la spettroscopia per individuare i minuscoli frammenti plastici. Presenti in quasi tutti i campioni analizzati. PET e polipropilene i tipi più comuni
Nuovo studio sull’inquinamento da microplastiche
(Rinnovabili.it) – Dopo il sangue, i tessuti polmonari profondi. Per la prima volta, tracce di particelle di materiale plastico inferiori al millimetro di grandezza sono state rinvenute all’interno dei polmoni di persone ancora in vita. E con un tasso molto alto: 11 delle 13 persone prese in esame dai ricercatori dell’università britannica di Hull. Solo poche settimane fa, un altro studio aveva certificato la presenza di inquinamento da microplastiche nel sangue umano, cosa che fa ipotizzare che per questo canale le particelle possano raggiungere gli organi interni e accumularsi. Con danni per la salute umana ancora tutti da valutare.
La nuova analisi si è basata sull’uso della spettroscopia con un limite inferiore di sensibilità di 3 micrometri e ha rinvenuto inquinamento da microplastiche in tutte le regioni polmonari in quantità significative. Da analisi di laboratorio, i ricercatori sono riusciti a ricostruire il tipo di materiali rinvenuti. I due più frequenti sono il polipropilene (23% dei casi), comune negli imballaggi di plastica, e il PET (18%). Sono stati trovati anche residui microscopici di polietilene (il tipo di plastica più comune), di Ptfe, usato in ingranaggi e guarnizioni, di resine plastiche e di polistirolo. Quasi metà erano fibre, il 43% frammenti e l’8% in forma di pellicola.
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“Mentre il destino delle particelle che entrano nel polmone, e i loro effetti biologici risultanti in termini di risposte di infiammazione, sono ben noti per le particelle ultrafini nella gamma di dimensioni di nanoparticelle o PM10, le informazioni corrispondenti non sono attualmente disponibili” per particelle su scala micro analizzate in questo studio, scrivono gli autori. Che identificano nella respirazione la via d’accesso delle microplastiche nei polmoni. Le particelle di dimensioni micro (10 μm-5 mm), di conseguenza, “devono ancora essere considerate in termini di implicazioni per la salute e potenziali impatti”.
Anche lo studio sulla presenza di microplastiche nel sangue umano, svolto nell’ambito del progetto Imunoplast, aveva dato risultati piuttosto sconcertanti per l’ubiquità e l’accumulo di queste particelle. La concentrazione complessiva di microparticelle nei 22 donatori analizzati era in media di 1,6 µg/ml. Una quantità paragonabile a un cucchiaino di plastica in 1.000 litri di acqua. PET, polietilene e polimeri di stirene, i polimeri più diffusi nei campioni di sangue.
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