Analisi delle microplastiche nell’Arno
Le microplastiche non risparmiano l’Arno. I fiumi sono uno dei principali vettori per il trasporto delle microplastiche verso il mare.
Se di microplastiche in mare si parla molto spesso – basta pensare alle drammaticamente famose isole di plastica – non si parla altrettanto dell’inquinamento dei fiumi che sfociano nel mare.
7 punti di campionamento
Il Dipartimento di Scienze della Terra, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e l’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha svolto una analisi approfondita dell’Arno, il fiume che attraversa Firenze, quindi un territorio densamente antropizzato.
Il gruppo di ricerca ha prelevato e analizzato campioni di acque in sette punti distribuiti dalla sorgente alla foce.
La ricerca Microplastics and microfibers contamination in the Arno River (Central Italy): Impact from urban areas and contribution to the Mediterranean Sea è pubblicata in “Science of the Total Environment”.
L’analisi non riguarda solo le concentrazioni e i flussi, ma anche forme, dimensioni e composizione polimerica delle microplastiche nell’Arno.
Microplastiche e microfibre tessili
Il campionamento ha distinto la contaminazione di due gruppi di particelle di microplastiche: maggiori e inferiori a 60 micrometri.
Inoltre, sono state identificate microfibre tessili, sia naturali che sintetiche, che spesso non rientrano negli studi sulle microplastiche.
La produzione globale di materie plastiche è aumentata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 390,7 milioni di tonnellate nel 2021, generando una grande quantità di rifiuti che si disperdono nell’ambiente.
Le microplastiche primarie (ovvero quelle prodotte originariamente) e/o le microplastiche secondarie (derivanti dalla frammentazione dovuta al deterioramento, all’esposizione agli agenti atmosferici e alla fotodegradazione delle macroplastiche utilizzate o abbandonate nell’ambiente) sono presenti ovunque, anche se normalmente si parla di quelle presenti nei fondali marini.
La degradazione le riduce a frammenti di piccolissime dimensioni che gli animali ingeriscono; oltre a incidere sulla loro salute, sono assorbiti dagli esseri umani attraverso la catena alimentare.
La produzione di fibre sintetiche supera quella di fibre naturali
Le microfibre tessili derivano da prodotti naturali (cotone, lana, seta) e sintetici (poliestere, acrilico); nel 2023 la produzione di fibre tessili ha raggiunto 124 milioni di tonnellate e quella di fibre sintetiche ha superato quella di fibre di origine naturale.
Molti studi hanno rilevato che la presenza di microfibre tessili è predominante; anche per quelle considerate biocompatibili le sostanze chimiche presenti in finiture e colorazioni sono anch’esse fortemente inquinanti.
I fiumi, specie quelli sottoposti a grande pressione antropica, hanno un forte impatto sui mari: basti pensare che gli oceani ricevono dai fiumi il 15-20% del loro inquinamento.
Il Mediterraneo, un mare chiuso con coste densamente popolate, è uno dei bacini più inquinati al mondo. Contiene solo l’1% delle acque mondiali ma concentra il 7% di microplastiche, ed è considerata la sesta più grande area di accumulo dei rifiuti marini.
Il primo studio sull’inquinamento dell’Arno
Il Italia gli unici studi disponibili riguardano il Po; lo studio dell’Università di Firenze colma la lacuna sullo stato di uno dei fiumi più impattanti dell’Italia centrale.
L’Arno scorre in Toscana per 242 chilometri; attraversa quattro valli ed è alimentato da numerosi affluenti e subisce la pressione antropica di 2,2 milioni di persone che vivono nel suo bacino idrografico.
Nonostante i numerosi impianti di depurazione delle acque reflue urbane installati lungo il corso dell’Arno, nel fiume vengono scaricate acque reflue trattate, parzialmente trattate e non trattate. Derivano da attività agricole e zootecniche, dall’area metropolitana di Firenze, dal più grande distretto tessile d’Europa (215 stabilimenti nel Comune di Prato) e a Pisa subisce l’intrusione di acque marine.
L’impatto ambientale dell’overtourism
L’overtourism di Firenze (che ha il tasso più alto di Airbnb ogni 1.000 abitanti tra le principali destinazioni al mondo) influenza positivamente l’economia locale ma ha un impatto negativo sull’Arno e sull’ambiente in generale.
La grande presenza di turisti genera pressione sulle risorse idriche e un elevato utilizzo del sistema fognario, oltre al grande volume di consumo tessile delle strutture ricettive per l’’so quotidiano, lo smaltimento e la pulizia di asciugamani, lenzuola, tovaglie o tovaglioli.