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Le microplastiche sono più dannose di quanto si pensi per la salute umana

Microplastiche: con l’adsorbimento, aumentano di 10 volte la tossicità dell’acqua
via depositphotos.com

Lo studio sulle microplastiche è pubblicato sulla rivista PLOS ONE

(Rinnovabili.it) – Le microplastiche negli oceani funzionano come delle vere e proprie calamite per le sostanze inquinanti. Oltre a inquinare i mari durante il loro lungo processo di degrado, questi frammenti inferiori a 5 millimetri hanno un’altra proprietà: stravolgere il comportamento delle particelle tossiche.

È il loro comportamento in acqua a fare la differenza. Le microplastiche sono una fonte di inquinamento di per sé, sia perché il processo con cui si degradano nell’ecosistema rilascia sostanze tossiche nell’ambiente, sia perché hanno dimensioni così ridotte da entrare nella catena alimentare e disperdersi in tutto il mondo. Ma immersi in acqua, i frammenti di polimeri plastici hanno la proprietà di legarsi con altre sostanze inquinanti presenti nei mari e nei fiumi (un fenomeno noto come adsorbimento). Il risultato? Aumentano la tossicità dell’acqua di un fattore 10.

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“Abbiamo dimostrato che anche concentrazioni molto basse di inquinanti ambientali, che non sono tossici per gli esseri umani, una volta adsorbiti alla microplastica portano ad un significativo aumento della tossicità”, spiega Ines Zucker dell’università di Tel Aviv, autrice dell’articolo scientifico pubblicato su PLOS ONE insieme a Andrey Ethan Rubin. “Questo perché le microplastiche sono una sorta di ‘calamita’ per gli inquinanti ambientali, li concentrano sulle loro superfici, li ‘trasportano’ attraverso il nostro tratto digestivo, e li rilasciano in forma concentrata in certe aree – causando così un aumento della tossicità”.  

La ricercatrice ha anche accertato che più la microplastica resta nell’ambiente, e quindi si ossida, più la sua capacità di adsorbimento di altre particelle tossiche aumenta. E poi raggiunge l’organismo umano attraverso il cibo, dove rilascia queste sostanze tossiche a livelli di concentrazione alti nel tratto digerente, causando un problema finora sottovalutato per la salute umana.

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“I pericoli non sono teorici, ma sono più tangibili che mai. Anche se c’è una grande consapevolezza di questo problema, le misure preventive sul campo sono ancora lontane dall’imprimere un segno significativo”, avverte Zucker.

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