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Ci sono micro-plastiche nella calotta glaciale più grande d’Europa

micro-plastiche
via depositphotos.com

Trovate micro-plastiche nelle Alpi italiane, nelle Ande ecuadoriane e negli iceberg alle Svalbard

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Sono state trovate micro-plastiche in un’area incontaminata del ghiacciaio Vatnajokull in Islanda, la più grande calotta glaciale d’Europa. E’ la prima volta che accade, e il ritrovamento è stato descritto in un articolo pubblicato su ‘Sustainability’, da parte degli scienziati dell’Università di Reykjavik, dell’Università di Goteborg, e dell’Ufficio meteorologico islandese.

Le microplastiche – viene spiegato – possono influenzare lo scioglimento e il comportamento areologico dei ghiacciai, “contribuendo all’innalzamento del livello dei mari in seguito allo scioglimento dei ghiacci”.

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Il gruppo di ricerca ha identificato le particelle plastiche classificandole in varie dimensioni, grazie alla microscopia ottica e alla spettroscopia Raman (la spettroscopia Raman o spettroscopia di scattering Raman è una tecnica di analisi dei materiali basata sul fenomeno di diffusione di una radiazione elettromagnetica monocromatica da parte del campione analizzato). Lo studio sulle micro-plastiche si è concentrato principalmente sulla discussione degli effetti della contaminazione in mare; e finora sono state condotte poche ricerche sulla presenza nelle calotte glaciali terrestri. Particelle polimeriche sono state trovate nelle Alpi italiane, nelle Ande ecuadoriane e negli iceberg alle Svalbard.

Secondo Hlynur Stefansson, primo autore dell’articolo, la comprensione della distribuzione della plastica microscopica e dei suoi effetti a breve e lungo termine sulla dinamica del ghiaccio è di “vitale importanza”. “I risultati confermano che le micro-plastiche sono distribuite nell’atmosfera. Non comprendiamo abbastanza bene i percorsi delle particelle nel nostro ambiente. La plastica viene trasportata dalla neve e dalla pioggia. Dobbiamo saperne di più sulle cause. I campioni che abbiamo prelevato provengono da una posizione molto remota e incontaminata nel ghiacciaio Vatnajokull, senza un facile accesso, quindi è improbabile che la causa sia l’inquinamento diretto dall’attività umana”.

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Ma in base a quanto emerso con lo studio “abbiamo anche bisogno di sapere molto di più sugli effetti a breve e lungo termine della microplastica sulla dinamica del ghiaccio”, e soprattutto se esiste un “contributo allo scioglimento dei ghiacciai. Perché in questo caso potrebbe giocare un ruolo fondamentale nell’innalzamento del livello dei mari. Le particelle […] si degradano molto lentamente in un ambiente freddo, dove possono accumularsi e persistere per un tempo molto lungo. Alla fine, verranno rilasciati insieme all’acqua disciolta del ghiaccio, contribuendo all’inquinamento dell’ambiente marino. Per questo – conclude – è molto importante mappare e comprendere la presenza e la dispersione di micro-plastiche nei ghiacciai su scala globale”.

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