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Nuovo metodo economico per tener sotto controllo la qualità dell’aria

Messo a punto da Enea, in collaborazione con l'università Federico II di Napoli, nell'ambito del Progetto Air-Heritage finanziato con 4,1 milioni di euro dal terzo bando europeo Urban Innovative Actions

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Foto di Eugen Visan da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Si chiama Air quality site suitability map ed è una mappa che permette di acquisire informazioni dettagliate sugli inquinanti atmosferici in città attraverso una rete di centraline di monitoraggio a basso costo, sia fisse che mobili, integrate con quelle regionali oggi in uso. L’hanno messa a punto i ricercatori del Centro Enea di Portici, a Napoli, in collaborazione con l’università Federico II – la ricerca Enea è stata scelta come storia di copertina dal mensile internazionale ‘Atmosphere’ – nell’ambito del Progetto Air-Heritage finanziato con 4,1 milioni di euro dal terzo bando europeo Urban Innovative Actions.

La mappa è stata realizzata grazie a un metodo innovativo che permette di collocare le centraline in modo ottimale rispetto al territorio e alla variabilità locale degli inquinanti in città, secondo uno schema che è stato testato a Portici.

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“La rete di monitoraggio sviluppata e testata a Portici si compone di dispositivi sensoriali mobili e stazioni fisse in grado di creare una mappatura ad alta risoluzione spazio temporale degli inquinanti in un ambiente complesso come quello urbano – spiega Grazia Fattoruso, ricercatrice Enea che ha coordinato lo studio – i dispositivi mobili sono i sensori a basso costo ‘annusa-smog’ portatili MONICA (MONItoraggio Cooperativo della qualità dell’Aria), che abbiamo sviluppato nei nostri laboratori di Portici e sono utilizzati dai cittadini in giro per la città su passeggini, scooter e zaini. Le centraline fisse sono commerciali, ma a basso costo. Questa rete va ad integrare le centraline fisse delle Arpa regionali, già presenti sul territorio cittadino, ma poco numerose semplicemente perché costose”.

I siti idonei alla dislocazione delle centraline sono stati identificati principalmente sulla base di due variabili geografiche, quali le emissioni dei veicoli e il paesaggio urbano, che hanno un ruolo fondamentale nella formazione e dispersione degli inquinanti atmosferici a scala urbana.

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La ricercatrice Fattoruso osserva come abbiano “costruito il modello 3D dell’edificato, della vegetazione e della rete stradale della città di Portici, derivando la geometria degli edifici e delle strade che ci ha permesso di localizzare gli ‘effetti canyon’ sull’intera città”.

L’effetto canyon può verificarsi in quelle strade molto trafficate dove i veicoli scorrono in mezzo a due barriere di case e condomini. Qui, gli inquinanti ristagnano e si accumulano in concentrazioni elevate. “Integrando questa informazione con il flusso veicolare giornaliero – osserva Fattoruso – simulato sull’intera rete stradale urbana, abbiamo identificato le aree hot spot caratterizzate da un’alta variabilità spaziale locale degli inquinanti. Queste aree rappresentano sostanzialmente i siti idonei all’installazione della rete di centraline”.