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L’Italia sotto scacco dello smog, Roma e Milano le peggiori per inquinamento

Il nuovo rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria lungo un periodo di 5 anni seguendo i parametri dell’Oms. Nel nostro Paese più di 8 città su 10 (l’85%) è sotto la sufficienza. E nel capoluogo della Lombardia l’esposizione ‘fuorilegge’ al biossido di azoto (NO2) delle auto causa una media di 568 decessi in più all’anno.

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Foto di Davide Cattini da Pixabay

 Legambiente presenta Mal’aria edizione speciale

di Tommaso Tetro 

(Rinnovabili.it) – L’Italia è sotto scacco dello smog. Più di otto città su dieci, l’85% dei centri urbani è sotto la sufficienza per la qualità dell’aria: i “fanalini di coda” sono “Torino, Roma, Palermo, Milano e Como”, che prendono un voto pari a zero. E’ il dato che emerge dal nuovo rapporto di Legambiente ‘Mal’aria’ edizione speciale che analizza l’inquinamento lungo un periodo di cinque anni, dal 2014 al 2018, tenendo in considerazione i valori dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). E da cui risulta che a Milano – a causa dell’inquinamento atmosferico da biossido di azoto (NO2) – ci sono 568 decessi in più all’anno.

Il rapporto – presentato alla vigilia dell’entrata in vigore delle misure antismog in diverse aree del Paese sulla base dell’accordo per le zone del bacino padano – assegna le pagelle sull’inquinamento dell’aria a 97 città italiane, grazie a un confronto delle concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10 e Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2). Ne risulta che “solo il 15% delle città ha raggiunto nei cinque anni un voto sufficiente: Sassari (voto 9), Macerata (voto 8), Enna, Campobasso, Catanzaro, Grosseto, Nuoro, Verbania e Viterbo (voto 7), L’Aquila, Aosta, Belluno, Bolzano, Gorizia e Trapani (voto 6)”.

La maggior parte delle città sono sotto la sufficienza e “scontano il mancato rispetto negli anni soprattutto del limite suggerito per il Pm 2,5 e in molti casi anche per il Pm 10”. Le peggiori città con voto ‘zero’ nei cinque anni considerati “non hanno mai rispettato nemmeno per uno solo dei parametri il limite di tutela della salute previsto dall’Oms”. Le altre città sopra la sufficienza, “pur avendo spesso rispettato i limiti suggeriti dall’Oms mancano di alcuni dati in alcuni anni, a dimostrazione che per tutelare la salute dei cittadini bisognerebbe comunque garantire il monitoraggio ufficiale in tutte le città di tutti quegli inquinanti previsti dalla normativa e potenzialmente dannosi per la salute”.

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Tra gli altri dati che emergono dal rapporto “per le polveri sottili la stragrande maggioranza delle città” ha “difficoltà a rispettare i valori limite per la salute: infatti per il Pm10 mediamente solo il 20% delle 97 città analizzate nei cinque anni ha avuto una concentrazione media annua inferiore a quanto suggerito dall’Oms”; cifra che “scende drasticamente al 6% per il Pm 2,5 ovvero le frazioni ancora più fini e maggiormente pericolose per la facilità con le quali possono essere inalate dagli apparati respiratori delle persone. Più elevata la percentuale delle città (86%) che è riuscita a rispettare il limite previsto per il biossido di azoto”.

“Per tutelare la salute delle persone – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – bisogna avere coraggio e coerenza definendo le priorità da affrontare e finanziare. Le città sono al centro di questa sfida. Inoltre serve una politica diversa che non pensi solo ai blocchi del traffico e alle deboli e sporadiche misure anti-smog. Il governo italiano, grazie al Recovery fund, ha un’occasione irripetibile per modernizzare davvero il Paese, scegliendo la strada della lotta alla crisi climatica e della riconversione ecologica dell’economia italiana – osserva – non perda questa importante occasione e riparta dalle città incentivando l’utilizzo dei mezzi pubblici, potenziando la rete dello sharing mobility e raddoppiando le piste ciclopedonali”.

“Se tutti i veicoli diesel a Milano emettessero non più di quanto previsto dalle norme nell’uso reale, l’inquinamento da biossido di azoto (NO2), come media annuale, rientrerebbe nei limiti di qualità dell’aria europei (già nel 2018) – viene spiegato da Legambiente, citando lo studio condotto da un consorzio italiano che comprende consulenti (Arianet, modellistica), medici ed epidemiologi (Isde Italia, Medici per l’Ambiente), Legambiente, e la piattaforma MobileReporter – invece il mancato rispetto ha portato alla stima di 568 decessi in più per la sola città di Milano, a causa dell’esposizione ‘fuorilegge’” a NO2 “per un solo anno”. Con questo focus, dedicato alle auto come fonte principale di inquinamento in città, si ricorda che “le emissioni fuorilegge delle auto diesel continuano a causare un aumento della mortalità”. E secondo Legambiente “stima per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano nell’uso reale i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione”. Per questo si dovrebbero “bloccare tutti i veicoli diesel troppo inquinanti, persino gli Euro 6C venduti fino ad agosto 2019”.

“L’inquinamento atmosferico nelle città – aggiunge Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – è un fenomeno complesso poiché dipende da diversi fattori: dalle concentrazioni degli inquinanti analizzati alle condizioni meteo climatiche, passando per le caratteristiche urbane, industriali e agricole che caratterizzano ogni singola città e il suo hinterland. Nonostante le procedure di infrazione a carico del nostro Paese, in Italia manca ancora la convinzione di trasformare concretamente il problema in un’opportunità”.

Le proposte di Legambiente “per aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica, servono misure preventive, efficaci, strutturate e durature. E’ urgente puntare su una mobilità urbana sempre più condivisa e sostenibile, di potenziare lo sharing mobility e raddoppiare i chilometri delle piste ciclabili”. Infine Legambiente ricorda che con le leggi di Bilancio degli ultimi due anni sono stati stanziati “i primi bonus destinati ai veicoli elettrici (auto e moto)”, ed è stato resto possibile “sperimentare la micromobilità elettrica, equiparare i monopattini con la ciclabilità urbana, a cui si è aggiunto il bonus mobilità”.

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