Appena lo 0,18% della superficie terrestre ha soglie annuali di polveri sottili inferiori ai limiti Oms. Per i valori giornalieri, il trend globale è in miglioramento. Ma va meglio solo in Europa e Nord America. In Asia meridionale e orientale più del 90% dei giorni sforano i limiti
Su The Lancet Planetary Health il 1° studio a ricostruire i valori giornalieri di PM2.5 in tutto il Pianeta
(Rinnovabili.it) – Solo lo 0,001% della popolazione mondiale vive in aree dove la concentrazione annuale di polveri sottili è più bassa della soglia di sicurezza indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Questi appena 8 milioni di persone, che vivono sullo 0,18% della superficie terrestre, sono gli unici a fronteggiare un inquinamento da PM2.5 inferiore a 5 µg/m3, il limite oltre il quale diventa un fattore di rischio per la salute considerevole. Mentre per la concentrazione giornaliera, la media globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.
Dove colpisce di più l’inquinamento da PM2.5?
Lo afferma il primo studio al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili su tutto il Pianeta. Per compilare un set di dati completo e ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, il team di ricerca ha utilizzato osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning) per valutare più accuratamente l’inquinamento da PM2.5 a livello globale.
“In questo studio, abbiamo utilizzato un approccio innovativo di apprendimento automatico per integrare più informazioni meteorologiche e geologiche per stimare le concentrazioni giornaliere globali di PM2.5 a livello di superficie ad un’alta risoluzione spaziale di circa 10 km × 10 km nel periodo 2000-2019, concentrandoci sulle aree al di sopra di 15 μg/m3″, spiega Yuming Guo, primo autore dello studio pubblicato su The Lancet Planetary Health.
I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze. Positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso. In crescita invece in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi. Una fotografia molto variegata, nonostante il bilancio globale suggerisca che i giorni con concentrazioni eccessive stiano diminuendo nel complesso. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3).