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L’inquinamento da ozono mette in pericolo le foreste italiane

foreste italiane
Foto di Valiphotos da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Le foreste italiane sono inquinate dall’ozono. Per questa ragione il loro valore economico è sceso del 10% e la superficie forestale destinata alla produzione di legname è diminuita dell’1%. Il danno potenziale potrebbe essere di circa 2,85 miliardi di euro.

Questi dati sono riportati nella ricerca Economic impacts of ambient ozone pollution on wood production in Italy pubblicata in “Nature Scientific Reports”.

Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricerca composto da ENEA, CNR, Università di Firenze e dall’azienda anglo-francese di servizi satellitari ARGANS.

L’abbandono delle aree forestali inquinate

La ricerca evidenzia il fatto che la perdita di redditività nel lungo periodo porta a un progressivo abbandono delle aree forestali più esposte all’inquinamento da ozono, con un conseguente impatto sui servizi ecosistemici.

L’Italia è considerata un Paese chiave per studiare l’inquinamento da ozono a causa della elevata temperatura dell’aria e delle radiazioni solari, condizioni che la mettono in condizioni di maggiore rischio rispetto alla più fredda Europa del Nord.

I livelli di inquinamento e la perdita di area forestale cambiano sensibilmente da una regione all’altra: la Sardegna guida la classifica con la maggiore riduzione di area forestale redditizia, ovvero il 6,2% che corrisponde a circa 10mila ettari. A seguire, Calabria, Sicilia, Toscana e Trentino Alto Adige.

Dal punto di vista delle perdite economiche, al primo posto è la Liguria, seguita da Campania, Calabria e Lazio.

L’ozono è un inquinante che agisce sulla fotosintesi

L’ozono è un inquinante gassoso che ha effetti negativi sulla fotosintesi e quindi sulla capacità di assorbimento di anidride carbonica da parte delle piante.

La ricerca specifica che i danni da ozono possono interferire anche con la salute delle diverse specie che vivono nei boschi: animali, funghi, batteri e insetti che vivono in stretta associazione con le piante.

La ricerca «ha preso in considerazione la cosiddetta dose fitotossica di ozono, ossia la quantità di O3 assorbita dalle piante, durante la stagione di crescita, attraverso gli stomi presenti nelle foglie e negli aghi, considerata un indice migliore rispetto alla sola concentrazione di ozono nell’aria.

Inoltre, abbiamo calcolato le perdite di biomassa con una risoluzione spaziale pari a 12 km2», spiega Alessandro Anav del Laboratorio ENEA Modellistica climatica e impatto.

In Italia si produce principalmente legna da ardere (5,5 milioni di m3), la paleria (ovvero i pali di sostegno) ammonta a 0,8 milioni di m3, il tondame (i tronchi tondi abbattuti ma non ancora lavorati) per segherie e cartiere sono 0,9 m3.

L’inquinamento da ozono ha colpito in modo particolare le produzioni di legna da ardere e la paleria, che hanno registrato perdite del 7,5% e 7,4%, mentre la perdita del tondame è inferiore al 5%.

Ovviamente la crisi del legname dovuta all’inquinamento da ozono si ripercuote anche sull’occupazione.

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