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L’inquinamento colpisce maggiormente chi vive in condizioni di povertà

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via depositphotos.com

In occasione della Giornata Internazionale dell’ U.N. International Day of Clean Air for blue skies, Greenpeace India ha pubblicato il report “Different Air Under One Sky: The Inequity Air Research” che mostra la relazione tra povertà, fasce della popolazione più vulnerabili e inquinamento atmosferico. Lo studio analizza i dati relativi all’inquinamento in India, Malaysia, Thailandia, Filippine, Indonesia, Turchia e Sud Africa, e la possibilità, per le popolazioni, di accedere alle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria, dimostrando che non esiste un’equa distribuzione dei rischi connessi alla cattiva qualità dell’aria e che alcuni gruppi di cittadini sono maggiormente esposti di altri. 

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Inquinamento e povertà: le fasce più deboli sono più esposte

Il report mostra che una serie di gruppi, notoriamente più fragili di altri, siano maggiormente esposti ai rischi dell’inquinamento atmosferico o abbiano meno possibilità di accesso ai dati sul monitoraggio dell’aria: tra questi i neonati, gli ultrasessantacinquenni, le donne in gravidanza. 

L’inquinamento è dunque sì una questione globale, ma i suoi impatti negativi sono maggiori nei paesi a basso e medio reddito, e particolarmente negativi per determinate fasce di popolazione. 

I dati esposti mostrano che il 99% della popolazione inclusa nella ricerca, che rappresenta più del 25% della popolazione mondiale, respira aria inquinata da polveri sottili che viola le linee guida OMS sulle percentuali di PM2,5. 

Più della metà della popolazione oggetto dell’indagine, in quasi tutti i paesi studiati, non ha accesso a una stazione di monitoraggio della qualità dell’aria entro 25 km, con situazioni limite come quella indiana, in cui il dato riguarda il 70% dei cittadini. 

Primato dell’India anche per quanto riguarda la peggiore qualità dell’aria: le concentrazioni di PM2,5 superano di cinque volte i limiti imposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e le donne incinte vivono nei contesti più inquinati. 

Il responsabile della campagna di Greenpeace India, Avinash Chanchal, ha dichiarato: “I risultati di questa relazione sono sorprendenti. Considerando le dimensioni dell’India, il numero di stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria è incredibilmente basso. Le informazioni in tempo reale sulla qualità dell’aria che respiriamo sono il primo passo per risolvere questo problema. È giunto il momento che il governo introduca un solido sistema di monitoraggio della qualità dell’aria in tutto il paese e renda i dati disponibili al pubblico in tempo reale. Questo dovrebbe essere accompagnato da un avviso sanitario e da un allarme rosso per le giornate di maltempo, in modo che il pubblico possa adottare le misure necessarie per proteggere la propria salute e che gli inquinatori siano tenuti a ridurre le emissioni per proteggere l’ambiente”.

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