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Inquinamento da lignite in cambio di 45 milioni, il baratto tra Praga e Varsavia

Ieri i premier polacco e ceco hanno trovato un accordo sulla miniera di Turow. Varsavia pagherà compensazioni e costruirà opere per evitare la contaminazione della falda. Ma gli stessi polacchi sanno che non basterà

Lignite: pace fatta tra Praga e Varsavia sulla miniera di Turow
La miniera di Turow. Via depositphotos.com

La miniera di lignite di Turow si trova in Bassa Slesia, vicino al confine ceco

(Rinnovabili.it) – Una manciata di promesse, qualche soluzione tecnica di dubbia efficacia e 45 milioni di euro. Praga si è accontentata di un bottino più che magro per chiudere la disputa con la Polonia sulla miniera di lignite di Turow. Il prezzo è alto. Non solo ritirerà la denuncia alla Corte europea di giustizia. Dovrà anche accettare che il sito e l’annessa centrale a carbone continuino a funzionare senza alcuno stop.

Si chiude dopo un anno esatto il braccio di ferro tra i due paesi europei, nato da una decisione unilaterale della Polonia e dalle proteste dei cittadini cechi. Varsavia aveva deciso di estendere la durata di vita dell’impianto fino al 2044. Senza consultare Praga, nonostante centrale e miniera di Turow siano nella Bassa Slesia a poca distanza dal confine. Secondo Praga la miniera di lignite inquinerebbe le falde acquifere della regione ceca di Liberec, appena di là dal confine, e avrebbe altri impatti negativi sull’ambiente. Particolarmente colpite le città di Frydlant e Hradek.

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Poi era entrato in campo il massimo tribunale europeo: multa alla Polonia di 500mila euro al giorno per non aver rispettato l’ordine di fermare la centrale. Multa che Varsavia non ha mai pagato, aggiungendo la miniera di Turow ai tanti temi che la dividono da Bruxelles, a partire dalla rapidità della transizione energetica e dall’indipendenza della magistratura. Proprio ieri, la corte del Lussemburgo ha ribadito la sanzione in via definitiva.

Dopo mesi di ripicche, negoziati abortiti e annunci minacciosi, però, ieri il primo ministro ceco Pietr Fiala e la sua controparte polacca Mateusz Morawiecki hanno siglato un accordo che chiude il dossier. La Polonia si impegna ad apportare dei miglioramenti all’impianto per abbatterne l’impatto ambientale. In più, costruirà una barriera sotterranea che dovrebbe evitare la contaminazione della falda acquifera, condivisa con i paesi cechi oltre confine.

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Condizionale più che mai necessario. Perché all’utilità di questa misura non crede proprio nessuno. Il servizio geologico ceco, per iniziare, ha definito “inutile” la barriera. Ma anche in Polonia è questa l’opinione dominante, se è vero che persino la PGE – l’azienda statale polacca che gestisce Turow – in alcuni documenti interni valuta che la soluzione non funzionerà.