Lo studio delle microplastiche nei coralli è iniziato in Thailandia, ma dev’essere esteso
Sono dappertutto. Aria, acqua, terreni, ghiacci, corpi di ogni forma vivente. Dovunque vengano cercate, compaiono in gran numero con una regolarità impressionante. Questa volta i ricercatori hanno trovato le microplastiche nei coralli. La pervasività di questi corpuscoli figli del materiale più inquinante di sempre è ormai certificata da una mole di studi. L’ultimo ha puntato il faro sulle barriere coralline del Golfo della Thailandia. Grazie a un nuovo protocollo sviluppato da un team internazionale guidato dall’Institute for Applied Mechanics della Kyushu University, è emerso che le microplastiche sono presenti in tutte e tre le parti anatomiche dei coralli: muco superficiale, tessuto e scheletro.
La scoperta è particolarmente significativa perché potrebbe spiegare il cosiddetto “problema della plastica mancante“. Questa espressione si riferisce al fatto che circa il 70% della plastica presente negli oceani non è rintracciabile. I coralli, infatti, potrebbero agire come un “serbatoio”, assorbendo microplastiche dall’ambiente marino e contribuendo alla loro rimozione dalla colonna d’acqua.
Il team, composto da scienziati giapponesi e thailandesi, ha esaminato 27 campioni di corallo di quattro specie diverse nell’area dell’isola di Si Chang. Hanno rilevato un totale di 174 microplastiche, con dimensioni prevalentemente comprese tra 101 e 200 micron. I risultati hanno mostrato che il 38% delle microplastiche era nel muco superficiale, il 25% nel tessuto e il 37% nello scheletro del corallo.
Tra i tipi di microplastiche rilevati, i più comuni sono risultati nylon, poliammidi e PET, con percentuali rispettivamente del 20%, 14% e 9%. I ricercatori ipotizzano che i coralli possano sequestrare queste particelle plastiche per lungo tempo, anche dopo la loro morte, mantenendole intrappolate nei loro scheletri per secoli.
Questi risultati offrono una nuova prospettiva sulla distribuzione della plastica negli oceani e sul ruolo dei coralli come possibili “pozzi” di microplastiche. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’impatto sulla salute dei coralli e delle barriere coralline a livello globale. Il prossimo passo sarà estendere lo studio a specie di coralli in altre aree geografiche per ottenere una visione più completa della situazione.