Cacciando tramite segnali acustici per orientarsi nelle profondità marine, i cetacei scambiano i rifiuti di plastica per il loro cibo
Uno studio della Duke University mostra come i rifiuti di plastica ingannino le balene
I rifiuti di plastica che affollano i mari possono essere pericolosamente simili al nutrimento delle balene, che vengono ingannate dalla risposta ai loro segnali acustici. Lo ha scoperto un nuovo studio della Duke University, secondo cui l’utilizzo di onde sonore da parte dei cetacei per orientarsi nelle oscure profondità oceaniche, può rivelarsi un’arma a doppio taglio. I rifiuti di plastica infatti “rimbalzano” questi richiami in un modo simile a quello dei calamari, confondendo le balene.
L’Università ha testato i rifiuti di plastica raccolti su diverse spiagge. Così ha rilevato che i segnali acustici emessi da tali materiali sono comparabili a quelli degli animali preda delle balene. Secondo lo studio, pubblicato nel Marine Pollution Bulletin, tutti i rifiuti plastici analizzati hanno mostrato una forza acustica simile o persino superiore rispetto alle prede delle balene. Questo potrebbe spiegare perché le balene ingoiano plastica, confondendola con il cibo. Il team ha condotto esperimenti a bordo della nave R/V Shearwater, utilizzando tre diverse frequenze sonar per simulare i “clic” che le balene emettono per localizzare il cibo.
Plastica e calamari sulla stessa linea d’onda?
La ricerca ha testato vari tipi di rifiuti, tra cui sacchetti di plastica e palloncini, oltre a resti di calamari recuperati da balene morte. I risultati hanno mostrato che i rifiuti plastici, specialmente i film di plastica, producono segnali acustici molto simili a quelli del cibo delle balene.
Secondo gli scienziati, una possibile soluzione potrebbe essere riprogettare alcuni tipi di plastica per modificarne la firma acustica, ma questa opzione presenta rischi. Se le reti da pesca diventassero invisibili, infatti, le balene potrebbero restare impigliate più facilmente. Quindi, piuttosto che rendere la plastica “invisibile” alle balene, la soluzione più urgente è ridurre l’inquinamento degli oceani. Ogni anno, almeno 14 milioni di tonnellate di plastica entrano negli oceani, costituendo l’80% di tutto il materiale di scarto marino presente, dalle acque superficiali ai sedimenti in profondità.