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L’aumento di CO2 negli oceani è inquinamento: la nuova campagna degli stati insulari

Tuvalu, Antigua e Barbuda e altri piccoli paesi insulari si rivolgono al tribunale di Amburgo competente sul diritto internazionale del mare per un parere consultivo che equipari acidificazione e inquinamento. E creare un appiglio giuridico in più per obbligare gli stati ad agire contro la crisi climatica

L’aumento di CO2 negli oceani è inquinamento: la nuova campagna degli stati insulari
Foto di Christoffer Engström su Unsplash

Ai sensi della convenzione ONU sul diritto del mare, gli stati hanno l’obbligo vincolante di tutelare gli oceani dall’inquinamento

(Rinnovabili.it) – Dagli anni ’80 a oggi, gli oceani hanno assorbito dal 20 al 30% delle emissioni di gas serra di origine antropica. Alterando il loro pH fino a diventare più acidi, con un impatto su tutti gli ecosistemi marini. Ma l’aumento della CO2 negli oceani conta come inquinamento? E se sì, quali sono di conseguenza gli obblighi dei paesi ai sensi del diritto del mare?

È la domanda con cui alcuni piccoli stati insulari, tra cui Tuvalu, Antigua e Barbuda, Vanuatu e le Bahamas, si rivolgono al tribunale di Amburgo che è competente per dirimere le questioni sul diritto internazionale del mare. Alla ricerca di un parere consultivo. Ai sensi della convenzione ONU sul diritto del mare, infatti, gli stati hanno l’obbligo vincolante di tutelare gli oceani dall’inquinamento.

La campagna parte dall’aumento di CO2 negli oceani

Se l’emissione di gas serra, poi assorbiti dai mari, venisse riconosciuta come forma di inquinamento, allora ci sarebbe un appiglio giuridico in più per obbligare gli stati ad agire contro la crisi climatica. E aumentare le tutele per quelle regioni i cui habitat marini hanno già subìto dei danni. Anche se non vincolante, il parere della corte potrebbe indicare agli stati le mosse necessarie per limitare il riscaldamento globale sotto gli 1,5°C. A sua volta, questo parere potrebbe poi essere usato in altre sedi internazionali per accelerare l’azione climatica.

“Il livello del mare si sta alzando rapidamente, minacciando di sprofondare le nostre terre sotto l’oceano”, scrive in una nota Kausea Natano, primo ministro di Tuvalu. “Gli eventi meteorologici estremi, che crescono in numero e intensità ogni anno che passa, stanno uccidendo la nostra gente e distruggendo le nostre infrastrutture. Interi ecosistemi marini e costieri stanno morendo in acque che stanno diventando sempre più calde e acide”.

Il caso aperto ad Amburgo sull’aumento della CO2 negli oceani fa parte di una campagna condotta da diversi stati insulari per raccogliere sentenze da diversi tribunali internazionali che chiariscano quali sono gli obblighi per gli stati di fronte all’accelerazione della crisi climatica. L’aumento dei mari per molti di questi paesi è una minaccia esistenziale. All’inizio del 2023, sempre Tuvalu si era rivolta alla Corte internazionale di giustizia per motivi analoghi.