Il 10% delle morti premature che avvengono ogni anno in Europa è ancora legato a cause ambientali. Dal 2000, le emissioni di ammoniaca e metano sono rimaste stabili o quasi. Anche i dati sulla perdita di nutrienti dei suoli preoccupano
Il rapporto di monitoraggio sui progressi verso il target Ue inquinamento zero
(Rinnovabili.it) – L’Europa paga sempre meno il conto delle contaminazioni da pesticidi e antimicrobici e della presenza di rifiuti marini. Ma non sta facendo progressi sul fronte dell’inquinamento acustico, di quello dei suoli e sugli altri tipi di rifiuti. È quanto emerge dal monitoraggio periodico dell’obiettivo inquinamento zero pubblicato ieri dalla Commissione.
A destare più preoccupazione è l’andamento dell’inquinamento atmosferico. Il 10% delle morti premature che avvengono ogni anno in Europa è ancora legato a cause ambientali. “Circa 238.000 decessi prematuri sono attribuibili al particolato fine nell’UE, 49.000 al biossido di azoto e 24.000 all’esposizione acuta all’ozono”, specifica il rapporto usando i numeri dell’EEA, l’Agenzia europea per la protezione ambientale. Ma non c’è solo questo fattore. “Anche l’inquinamento acustico e l’esposizione a sostanze chimiche, che probabilmente sono sottovalutati”, contribuiscono al numero dei decessi prematuri.
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Un dato che viene appena attenuato dai risultati sull’impatto sulla salute della scarsa qualità dell’aria: malattie cardiovascolari, disfunzioni respiratorie e tumori sono calati del 45%, in linea con l’obiettivo al 2030 di ridurli del 55% rispetto ai livelli del 2005, passo propedeutico verso il target inquinamento zero al 2050.
Negli ultimi 20 anni, la curva degli inquinanti è rimasta piatta o quasi per l’ammoniaca – prodotta in larghissima parte dall’agricoltura – e per il metano. Due dati che dovrebbero far accendere i riflettori soprattutto sul comparto agricolo e dell’allevamento e sulla scarsa, se non nulla, efficacia degli strumenti integrati nella politica agricola comune (PAC) per ridurre le emissioni.
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Un quadro pieno di luci e ombre è anche quello sull’inquinamento dei suoli e dell’impatto su ecosistemi e biodiversità. Finora l’inquinamento atmosferico, l’inquinamento da pesticidi e da antimicrobici è stato ridotto rispettivamente del 12%, del 14% (ma del 26% relativamente all’uso di pesticidi più pericolosi e del 18%. Per l’obiettivo del 50% di perdite di nutrienti dei suoli non esistono ancora dati consolidati. Ma una serie di indicatori suggerisce che nutrienti sono rimaste relativamente stabili, senza alcuna riduzione significativa nell’ultimo decennio.