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La pesca uccide anche con l’inquinamento da plastica

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La pesca è responsabile del 70% della plastica che galleggia nei vortici oceanici

(Rinnovabili.it) – Manca poco più di un mese dal prossimo round di negoziati ONU sul trattato globale sulla plastica, ma in agenda mancano proposte per affrontare un tema chiave: quello degli attrezzi da pesca abbandonati in mare. Secondo Ocean Conservancy, ONG che segue da vicino le trattative, reti, galleggianti, lenze e altri strumenti utilizzati dai pescatori sarebbero una delle principali fonti di inquinamento da plastica, il più mortale per la fauna marina (dopo l’attività di pesca stessa). 

La richiesta degli ambientalisti si concentra quindi proprio su questo argomento, con una sollecitazione inviata all’ONU perché i negoziati mettano sul tavolo anche il cosiddetto “ghost gear”, cioè l’attrezzatura fantasma.

Ocean Conservancy basa il suo appello su dati secondo i quali la pesca è responsabile del 70% di tutte le macroplastiche galleggianti nei vortici oceanici. La National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti stima che il “ghost gear” potrebbe aver determinato un calo fino al 30% di alcuni stock ittici. La fauna marina, infatti, resta sovente intrappolata in questi garbugli letali, ne ingerisce alcune parti e, infine, soffoca.

Eppure, gli attrezzi da pesca non sono stati menzionati nella risoluzione del trattato adottata nel marzo 2022. L’UNEP ha aperto all’invio di raccomandazioni scritte da parte dei paesi che partecipano al negoziato, ma secondo Ocean Conservancy poche integrazioni, tra quelle fatte pervenire all’agenzia, menzionano questo problema.

“La stragrande maggioranza degli attrezzi da pesca è fatta di plastica, il che significa che una volta nell’oceano, nei fiumi o nei laghi, non se ne va mai del tutto – ha detto Joel Baziuk, direttore associato della Global Ghost Gear Initiative di Ocean Conservancy – E poiché gli attrezzi da pesca sono progettati per intrappolare e uccidere la vita marina, possono continuare a farlo all’infinito”.

Nicholas Mallos, vice presidente dell’organizzazione, rincara la dose, parlando di “elefante marino nella stanza”, e rinnovando l’appello a tutti i paesi coinvolti “ad adottare forti disposizioni sugli attrezzi fantasma”.

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