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La legge salvamare torna di moda, dopo il coronavirus serve sempre fermare l’inquinamento

Riprende in Commissione Ambiente al Senato la discussione sul Ddl. Obiettivo principale, stop alla plastica in mare. E i pescatori diventano spazzini

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Foto di Matthew Gollop da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – La legge salvamare torna di moda. Dopo lo stop per il coronavirus (dal 18 febbraio in poi) è ripresa la discussione in commissione a Palazzo Madama del provvedimento che, tra i suoi obiettivi principali, punta a fermare l’inquinamento da plastica in mare.

Il testo – ‘Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell’economia circolare’ – già approvato dalla Camera dei deputati sostiene la transizione verso l’economia circolare, e sostanzialmente trasforma i pescatori in spazzini del mare.

Il disegno di legge, composto da cinque articoli, vieta l’uso della plastica non biodegradabile, e promette incentivi alla produzione e alla commercializzazione di prodotti in materiale biodegradabile, restrizioni all’immissione sul mercato di determinati prodotti di plastica monouso, e apre ai vuoti a rendere. Mira a incentivare il recupero dei rifiuti grazie all’aiuto dei pescatori che oggi, secondo la normativa vigente, se raccolgono i rifiuti vengono considerati come produttori di rifiuti speciali e pertanto sono gravati dai relativi oneri di smaltimento.

E’ per questo che il cuore del provvedimento prevede che gli imprenditori ittici possano recuperare rifiuti solidi dispersi in mare durante l’esercizio dell’attività di pesca per conferirli, senza alcun onere economico a loro carico, alle isole ecologiche istituite per la raccolta. Questo una volta tornati in porto. Il costo sarà ridistribuito “su tutta la collettività” tramite una nuova componente inserita nella tassa sui rifiuti.

La Camera lo aveva approvato a ottobre dell’anno scorso. “La legge salvamare – aveva detto la relatrice e deputata di Leu, Rossella Muroni che oggi è vicepresidente della commissione Ambiente – è una legge che aiuterà i pescatori a svolgere una funzione importante per la qualità delle nostre acque. Il cuore del provvedimento, che prende spunto dalla mia proposta di legge sul fishing for litter, è infatti consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune, senza doverne sostenere i costi di smaltimento e promuovere il riciclo dei materiali ‘pescati’. Con questa legge affermiamo che la qualità delle nostre acque inizia dalle nostre case e dai nostri comportamenti: l’80% della plastica che si trova in mare proviene dall’entroterra e dai cattivi comportamenti dei cittadini, per questo la salvamare prevede anche sensibilizzazione ed educazione ambientale nelle scuole”.

Il testo contempla anche il recupero delle biomasse spiaggiate; riesce a potenziare il patrimonio a disposizione del ministero dell’Ambiente per difendere il mare e mettere in sicurezza una delle ricchezze che abbiamo. Inoltre aumenta la protezione e la tutela della Poseidonia.

La soddisfazione del ministro dell’Ambiente Sergio Costa era stata evidente: questa legge – aveva detto – “rappresenta un tassello fondamentale per il nostro progetto di liberare il mare dai rifiuti e dalla plastica. Sono soddisfatto; è stato migliorato l’impianto normativo”.

Il disegno di legge prevede anche sensibilizzazione e campagne di informazione ad hoc nelle scuole; oltre alla necessità di promuovere le ‘basi’ dell’economia circolare, sul riuso delle risorse.