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La IARC decreta alcuni PFAS cancerogeni per l’uomo

Ci sono dei PFAS cancerogeni per l’uomo, senza più dubbi. Lo stabilisce una nuova valutazione dell’Agenzia OMS pubblicata su Lancet

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Foto di RephiLe water su Unsplash

L’associazione italiana dei medici per l’ambiente denuncia i PFAS cancerogeni per l’uomo e chiede divieti e bonifiche

(Rinnovabili.it) – Dalla riunione di 30 scienziati a Lione lo scorso novembre, arriva una notizia che scuoterà il mondo dell’industria chimica. Il gruppo ha stabilito, per conto dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, che ci sono dei PFAS cancerogeni per l’uomo. Non c’è più alcun avverbio accanto a questa frase, nessun “probabilmente” o “potenzialmente”. Significa che la certezza è inequivocabile e che a questa devono seguire delle misure legislative.

Gli esperti, provenienti da 11 paesi, dovevano finalizzare la valutazione di cancerogenicità per alcuni acidi appartenenti alla classe dei PFAS. Si trovavano a Lione perché qui è collocata la sede dell’Agenzia. La loro valutazione è pubblicata in sintesi su Lancet Oncology. La versione completa uscirà nel 2024.

Il gruppo ha esaminato gli studi su sostanze come l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottanosolfonico (PFOS). PFOA e PFOS sono sostanze chimiche ampiamente utilizzate in una varietà di applicazioni. Dopo la valutazione della letteratura scientifica sul tema, il gruppo di lavoro ha classificato il PFOA come cancerogeno per l’uomo (Gruppo 1) e il PFOS come possibilmente cancerogeno per l’uomo (Gruppo 2B).

Il PFOA e, in misura molto maggiore, i PFOS, si usano abbondantemente in alcune schiume antincendio. Molti paesi hanno già un divieto, ma la popolazione resta esposta attraverso il cibo e l’acqua potabile, così come tramite i prodotti di consumo. Si trovano facilmente in imballaggi alimentari, tappeti, materiali da costruzione, cosmetici, pentole, indumenti impermeabili. Tracce di PFAS cancerogeni per l’uomo sono state rinvenute anche nelle riserve di acqua potabile, soprattutto in prossimità dei siti in cui vengono prodotti o ampiamente utilizzati. I lavoratori sono i primi a soffrire gli impatti tramite l’inalazione in fabbrica. 

ISDE, l’associazione italiana dei medici per l’ambiente, ha accolto con favore la decisione della IARC. Un verdetto che “convalida il nostro impegno in difesa dei lavoratori e delle popolazioni contaminate da PFAS, impegno iniziato immediatamente dopo la scoperta nel luglio 2013 della contaminazione di una vasta area di tre provincie del Veneto”. L’associazione chiede che si interrompa la produzione di queste sostanze e che vengano bonificate tutte le aree contaminate.