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La campagna di Legambiente contro il marine litter compie 30 anni

marine litter
Fonte: Legambiente

L’80% dei rifiuti trovati sulle spiagge appartiene alla classe del marine litter

(Rinnovabili.it) – Una grande mobilitazione comune contro il marine litter sulle coste dei paesi del Mediterraneo. La campagna di Legambiente Clean Up the Med compie oggi i suoi trent’anni. Lanciata per la prima volta nel 1993, anche quest’anno si rivolge a istituzioni, società civile e semplici cittadini, per aumentare l’attenzione sullo stato di salute degli ecosistemi marini.

Dall’Italia alla Libia, dalla Grecia alla Spagna, dal Portogallo alla Giordania, in tre decenni di Clean Up the Med sono state organizzate oltre 3000 iniziative, che hanno coinvolto migliaia di volontari ogni anno. 

I gruppi sono scesi in spiaggia muniti di pinze, guanti e pettorine per ripulire le coste e i fondali dai rifiuti. Il dato più preoccupante è che l’80% di questi residui è costituito da plastica, e lo confermano anche i dati dell’ultima edizione. 

Secondo le stime di Legambiente, più di 4000 mila i volontari coinvolti nella pulizia di 162 chilometri di spiagge hanno rimosso 38.522 kg di rifiuti, l’84% dei quali in plastica. 

Si trovano ancora le mascherine chirurgiche gettate durante la pandemia, a testimonianza che il problema dei rifiuti è in parte significativa anche culturale. 

Secondo Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, occorre “definire politiche e azioni sinergiche di prevenzione, gestione e smaltimento rifiuti. Infatti, il Mare Nostrum ospita uno dei principali hotspot della biodiversità, ma è al contempo una delle aree marine in cui si concentra la maggiore quantità di plastiche e microplastiche”. Il tema del marine litter è infatti molto in alto nell’agenda politica internazionale, perché l’inquinamento degli oceani continua ad aumentare. L’UE si è data l’obiettivo di diminuire le microplastiche nell’ambiente del 30% entro il 2030. Ma servono provvedimenti dettagliati per ogni segmento del ciclo di vita dei prodotti, o sarà difficile raggiungere l’obiettivo. Secondo una lettera inviata alla Commissione Europea da Germania, Francia, Olanda, Danimarca, Lussemburgo e Norvegia, le misure volontarie non bastano.

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