Cosa sono gli inquinanti organici persistenti?
(Rinnovabili.it) – Servono limiti più rigorosi per gli inquinanti chimici presenti nei rifiuti. A fissarli dovrebbe essere la nuova proposta di regolamento adottata ieri dalla Commissione europea. Il documento ha una precisa finalità: proteggere ambiente e salute umana dai cosiddetti POP. Parliamo degli inquinanti organici persistenti (Persistent Organic Pollutants), sostanze chimiche con proprietà tossiche che rimangono nell’ambiente per molto tempo, finendo inevitabilmente per accumularsi nelle catene alimentari.
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Una delle caratteristiche più preoccupanti di questi contaminati è la loro capacità di attraversare lo spazio rispetto la loro fonte di emissione, attraverso aria, acqua e specie migratorie. Arrivando ad accumularsi persino in regioni dove non sono mai stati utilizzati o prodotti. La conseguenza? I POP, come altri inquinanti chimici, possono influenzare il sistema immunitario, respiratorio, endocrino, riproduttivo e cardiovascolare, indebolire la resilienza umana e la capacità di rispondere ai vaccini aumentando la vulnerabilità alle malattie.
La normativa UE alza il tiro sugli inquinanti chimici
Sebbene in genere non siano più utilizzati nei nuovi prodotti, gli inquinanti organici persistenti possono ancora trovarsi in rifiuti provenienti da alcuni beni di consumo, come i tessuti impermeabili, alcuni mobili, le materie plastiche e le apparecchiature elettroniche.
Ecco perché la Commissione europea intende alzare la guardia eliminando o almeno ridicendo al minimo le emissioni di POP. I nuovi limiti riguarderanno la presenza nei rifiuti di tre sostanze ed eventuali composti:
- l’acido perfluoroottanoico (PFOA), i suoi sali e i composti correlati, presenti nei tessili impermeabili e nelle schiume antincendio;
- il dicofol, pesticida utilizzato in passato in agricoltura;
- il pentaclorofenolo, i suoi sali ed esteri, presenti nel legno e nei tessili trattati.
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Inoltre, Bruxelles propone di ridurre ulteriormente i limiti massimi nei rifiuti per altre cinque sostanze o gruppi di sostanze già soggetti a regolamentazione.
- Polibromodifenileteri (PBDE) – ritardanti di fiamma presenti in plastica e tessuti utilizzati in apparecchiature elettriche ed elettroniche, veicoli e mobili;
- Esabromociclododecano (HBCDD) – ritardante di fiamma presente in alcuni rifiuti di plastica e tessili, in particolare nell’isolamento in polistirene proveniente dalla demolizione di edifici;
- Paraffine clorurate a catena corta (SCCP) – ritardanti di fiamma presenti in alcuni rifiuti di gomma e plastica, come nastri trasportatori, tubi flessibili, cavi e guarnizioni;
- Policlorodibenzo-p-diossine e dibenzofurani (PCDD/F) – queste sostanze non sono prodotte o aggiunte intenzionalmente ai materiali ma sono presenti come impurità in alcune ceneri e in altri rifiuti industriali;
- Policlorobifenili (PCB) diossina-simili – simili alle diossine, questi inquinanti chimici possono essere presenti come impurità in alcune ceneri e oli industriali.
In base al regolamento i produttori e i gestori dei rifiuti, compresi i riciclatori, dovranno garantire che gli scarti siano trattati tenendo conto dei nuovi valori limite. In alcuni casi ciò può comportare costi aggiuntivi in termini di monitoraggio e trattamento, ma comporterà anche la disponibilità di materiali riciclati di qualità superiore e più competitivi.