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Inquinamento zero nel 2030, a che punto è l’Europa?

Inquinamento zero 2030: on track solo il 36% dei target
Foto di Carlos “Grury” Santos su Unsplash

L’Europa fallirà più di metà degli obiettivi inquinamento zero 2030. Su 11 target totali, 3 sono completamente fuori strada, mentre per altri 3 è improbabile riuscire a centrare l’obiettivo tra 5 anni. Solo 2 target sono sulla buona strada, ridurre l’uso di pesticidi del 50% e le morti premature per inquinamento del 55%. I restanti 3 saranno “probabilmente” raggiunti.

È quanto emerge dall’ultimo rapporto di monitoraggio degli obiettivi per inquinamento zero al 2030, pubblicato dall’Agenzia UE per l’Ambiente (EEA), Zero Pollution Monitoring and Outlook. Contestualmente, Bruxelles ha anche pubblicato il suo quarto rapporto Clean Air Outlook.

Ciò nonostante, la Commissione Europea tenta di guardare il bicchiere mezzo pieno.

“La buona notizia è che nel complesso stiamo andando nella giusta direzione. La qualità dell’aria è migliorata. L’uso di pesticidi è diminuito. Anche l’uso di antimicrobici sta diminuendo. E per la prima volta stiamo registrando un calo dei rifiuti di plastica sulle nostre spiagge. Tutto ciò è incoraggiante”, commenta la commissaria all’Ambiente, Jessica Roswall.

“Tuttavia, permangono delle sfide, ad esempio nei settori dei trasporti e della gestione dei rifiuti. Microplastiche, inquinamento acustico e inquinanti chimici devono essere affrontati”, così come i PFAS e le sostanze chimiche usate per rimpiazzare quelle tossiche, che talvolta generano le stesse problematiche di quelle precedenti.

Inquinamento Zero al 2030: a che punto è l’Europa?

La tabella seguente riassume i risultati raggiunti finora sugli 11 obiettivi inquinamento zero 2030 e la valutazione dell’EEA sullo stato di attuazione.

ObiettivoDescrizioneStato attualeProblemi principaliRisultato ottenuto
1Ridurre del 55% gli impatti sulla salute derivanti dall’inquinamento atmosfericoSulla buona stradaNessuno significativo, buoni miglioramenti normativi-45% sul 2005
2Riduzione del 30% della quota di persone disturbate cronicamente dal rumore dei trasportiFuori stradaStrategie attuali inadeguate, specialmente nelle aree urbane-2% sul 2017
3Ridurre del 25% l’impatto dell’inquinamento atmosferico sugli ecosistemiImprobabile che venga raggiuntoInquinamento continuo da ammoniaca e ossidi di azoto-13% sul 2005
4aRiduzione del 50% delle perdite di nutrientiPoco probabileDeflusso agricolo e uso di fertilizzanti persistentiStabile
4b e 4cRiduzione del 50% nell’uso e nel rischio di pesticidi e di pesticidi più dannosiSulla buona strada / probabile che sia raggiuntoIl calo del rischio potrebbe non derivare solo da pratiche sostenibiliPesticidi: -46% sul 2015-17; p. più dannosi: -25%
4dRiduzione del 50% delle vendite di antimicrobici per animali da allevamento e acquacolturaProbabile che sia raggiuntoNessuno significativo, efficaci regolamentazioni nazionali-28% sul 2018
5aRiduzione del 50% dell’inquinamento da plasticaProbabile che sia raggiuntoNessuno significativo, riduzione dei rifiuti marini in corso-29% sul 2013
5bRiduzione delle microplasticheFuori stradaNecessità di normative più severe+7-9% sul 2016
6a e 6bRiduzione della produzione di rifiuti, totale e municipali residuiImprobabile e fuori stradaAumento della produzione di rifiutiTotale: -0,5%, municipali: -1,5%

Solo il 36% degli obiettivi risulta attualmente on track. L’integrazione tra politiche climatiche e anti-inquinamento – specie nel settore energia e trasporti – rimane la leva principale per accelerare i progressi verso la neutralità ambientale, spiega l’EEA.

La situazione complessiva maschera comunque delle differenze regionali anche piuttosto marcate e per quasi tutti i target. È il caso dell’obiettivo 1. La riduzione di morti premature da polveri sottili risulta on track. Ma sesi registra una riduzione accelerata in Nord Europa (-54% in Svezia, -51% Danimarca), restano fortissime criticità in Val Padana, Polonia meridionale e aree balcaniche (solo -32%).

L’Italia eccelle, invece, nel proteggere gli ecosistemi dall’eutrofizzazione. L’obiettivo è passare dal 73% al 55% di aree critiche nel 2030. Oggi l’UE è completamente fuori strada, avendo ridotto le zone con eutrofizzazione solo del 6,6%. Ma l’Italia, insieme a Estonia, Finlandia e Grecia è in linea con il target.

Sul taglio del 30% microplastiche i settori critici sono tessile (solo -7%), pneumatici (-12%), cosmetici (-21%). Sui pesticidi chimici Francia (-19%) e Germania (-22%) sono più indietro, mentre il piano UE “Farm to Fork” è al 63% di implementazione. La qualità delle acque dipende soprattutto dai ritardi dell’agricoltura, che èresponsabile del 58% casi non conformità.

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