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Inquinamento: l’Italia rischia 1 miliardo di multa

Inquinamento l'Italia rischia 1 miliardo di multa

(Rinnovabili.it) – Dal luglio 2014, data del primo richiamo della Commissione europea, l’Italia non ha ridotto l’inquinamento nelle sue città. Ora, secondo quanto rivelato da Euractiv, l’esecutivo comunitario sarebbe pronto a passare alla seconda fase della procedura di infrazione (il parere motivato) contro il nostro Paese. Questo passaggio precede, spesso, il ricorso alla Corte di Giustizia europea. In caso di colpevolezza, rischiamo una multa da 1 miliardo di euro che pagheranno i contribuenti.

Un anno e mezzo fa, Bruxelles faceva avere a Roma la lista delle «19 zone e agglomerati con livelli di smog troppo elevati», spiega la testata. Ma l’Italia non è nuova a queste violazioni: già nel 2012 si è vista comminare una sanzione per aver oltrepassato – nel 2006 e nel 2007 – i limiti di PM10 in 55 zone.

Inquinamento l'Italia rischia 1 miliardo di multa 2Il problema è strutturale, e non basterà un po’ di pioggia e qualche targa alterna a impedirci nuove multe europee. Gli standard della direttiva sulla qualità dell’aria, seppure molto più blandi delle soglie di sicurezza stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità, vengono comunque disattesi dal 10 anni nel nostro Paese. Secondo la legislazione comunitaria, dovremmo rispettare la soglia media annuale di 40 microgrammi di PM10 per metro cubo, e quella giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo. Ma in tutta la pianura padana (Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto), così come a Roma e Napoli, è da tempo che ciò non accade. Da queste parti, scrive Euractiv, «siamo a circa 100 giorni di superamento del limite massimo giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo, il triplo della soglia di tolleranza di 35 giorni all’anno».

Questo ci colloca, stando ai dati dell’Agenzia europea per l’Ambiente, al vertice della lista nera di morti premature causate da inquinamento dell’aria in Unione europea. Lo smog, in Italia, uccide prima del tempo 84 mila persone l’anno.

Ma perché l’Ue ha atteso un anno e mezzo per passare alla seconda fase della procedura? La testata spiega che la colpa dei ritardi sarebbe la mancata trasmissione da parte dell’Italia dei dati sulla concentrazione di PM10 relativi al 2014 e al 2013.

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