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L’Italia primeggia in Europa per inquinamento industriale

Il costo dell’inquinamento generato dalle industrie europee vale il 2-3% del PIL del continente: tra i 277 e i 433 miliardi di euro, più del bilancio di molti paesi membri. L’Italia è tra quella manciata di paesi dove si concentrano alcuni degli impianti più inquinanti

Inquinamento industriale: quanto costano le industrie sporche europee
La centrale termoelettrica a carbone di Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia. Di Sergio D’Afflitto, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73732065

La mappa dell’inquinamento industriale preparata dall’EEA

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento industriale costa ogni anno agli europei tra i 277 e i 433 miliardi di euro. Un peso che si potrebbe facilmente dimezzare: metà di questa cifra dipende da appena 211 siti, il 2% di tutto il tessuto produttivo del vecchio continente. E si potrebbe farlo anche rapidamente, visto che i principali responsabili delle emissioni di sostanze inquinanti e gas serra sono le centrali termoelettriche alimentate a carbone: ben 24 dei 30 siti europei più sporchi sono impianti di questo tipo.  

È la fotografia scattata dall’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) nel rapporto Considering the costs of industrial pollution, che si basa sui dati dell’E- PRTR (European Pollutant Release and Transfer Register), un registro integrato di emissioni e trasferimenti di inquinanti che raccoglie le informazioni provenienti da più di 11.500 siti in tutta Europa. Tagliare i costi dell’inquinamento industriale farebbe respirare (in tutti i sensi) l’economia europea: la cifra è pari al 2-3% del PIL del continente e supera il prodotto interno lordo di molti paesi membri.

I 211 siti più inquinanti. Crediti: EEA

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È un grande paradosso, quello che emerge da questo dossier: l’industria europea, concede l’EEA, ha fatto passi significativi per ridurre il suo impatto sul clima, ma è ancora piuttosto acerba sul fronte dell’inquinamento industriale. Di quali sostanze stiamo parlando? L’Agenzia considera ammoniaca e ossidi di azoto, particolato sottile PM10 e anidride solforosa, ma anche composti organici volatili non metanici, metalli pesanti (arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo) e inquinanti organici come il benzene, le diossine e i furani.

L’Italia purtroppo non è tra i paesi virtuosi. Sul territorio nazionale si trovano alcuni dei 200 siti più inquinanti, in tutto 13, “primato” che condividiamo con Germania, Gran Bretagna, Polonia e Spagna. Ma la maglia nera va a 5 paesi dell’Europa orientale: se si considerano i costi dell’inquinamento industriale in rapporto al PIL del paese, La coda della classifica è occupata da Estonia, Bulgaria, Repubblica Ceca, di nuovo la Polonia e la Slovacchia.

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