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Inquinamento delle acque: metà impianti Lactalis fuori legge da 10 anni

Inquinamento delle acque: metà impianti Lactalis fuori legge da 10 anni
Myriam Zilles from Pixabay

38 impianti della multinazionale francese non rispettano le norme sull’inquinamento delle acque

(Rinnovabili.it) – Ha sversato sostanze proibite nei più importanti fiumi della Francia per almeno 10 anni. E più della metà dei suoi impianti nel paese non è in regola con le norme sull’inquinamento delle acque. Sono i capi d’accusa che l’ong francese Disclose rivolge alla Lactalis, colosso mondiale del settore caseario che vale quasi 20 miliardi di euro e impiega 80mila dipendenti in oltre 90 paesi.

Sono 38 i siti di produzione della società in Francia che avrebbero violato le normative ambientali. In molti casi, secondo il rapporto di Disclose, ciò ha comportato il rilascio nei fiumi di derivati del latte. Che possono essere mortali per la vita acquatica se dispersi in grandi volumi. Ma nelle acque francesi sono stati scaricati anche sottoprodotti dagli impianti di trattamento delle acque reflue.

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“La frequenza dell’inquinamento e il numero di siti industriali interessati solleva seri interrogativi sulla capacità del gruppo di seguire le normative ambientali – commenta Geoffrey Livolsi, capo redattore di Disclose – In alcuni siti, abbiamo scoperto che Lactalis aveva anche ignorato gli avvertimenti dell’amministrazione non iniziando il lavoro di conformità richiesto, lasciando le procedure per diversi anni, superando i permessi di scarico degli effluenti e inquinando i corsi d’acqua”.

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Violazioni a tappeto e inquinamento delle acque sistematico. Che ha colpito tutti i maggiori fiumi francesi. Dalla Loira alla Seiche, in Bretagna. All’Isère, peraltro in un’area che si trova a ridosso del parco naturale di Vercours, nel quale ogni anno Lactalis sversa 100mila metri cubi di reflui.

Dei siti produttivi che hanno rivelato delle irregolarità, Disclose ne ha contati 34 che hanno immesso in acqua un volume di inquinanti superiore alla soglia consentita per legge. In 14 impianti le procedure di automonitoraggio non funzionavano, mentre in 8 veniva prelevata troppa acqua rispetto al consentito. E in almeno 7 siti, l’inquinamento delle acque ha causato la morte della fauna ittica.

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