Rinnovabili • Inquinamento dell’aria: Istat, dati smog peggiorano Rinnovabili • Inquinamento dell’aria: Istat, dati smog peggiorano

Le città italiane soffocano sempre di più per l’inquinamento dell’aria

Invertita la tendenza al miglioramento della qualità dell’aria che continuava dal 2018. La stragrande maggioranza dei capoluoghi in Italia nel 2022 ha registrato concentrazioni di polveri sottili in aumento. Il rapporto sull’ambiente urbano dell’Istat segnala anche qualche progresso, per quanto limitato, su mobilità, verde urbano e rifiuti

Inquinamento dell’aria: Istat, dati smog peggiorano
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Più di 84 capoluoghi su 100 sfora i limiti OMS di inquinamento dell’aria da PM10

In 75 città capoluogo su 100, nel 2022 sono aumentate le concentrazioni medie annue di PM10. Una “inversione di tendenza” rispetto agli anni precedenti, visto che l’ultimo peggioramento risaliva al 2017 e da lì in avanti si era registrata una tendenza “chiara” alla riduzione delle polveri sottili. Male anche sul fronte del PM2.5, con valori in crescita per il 60% dei capoluoghi. È l’aspetto più preoccupante, quello sull’andamento dell’inquinamento dell’aria in Italia, che emerge dall’ultimo rapporto Istat sull’ambiente urbano. Uno sguardo a 360 gradi sulle città del Belpaese, che registra progressi, anche se “limitati”, su mobilità, verde e rifiuti urbani.

Inquinamento dell’aria, l’Italia peggiora

Il capitolo sull’inquinamento dell’aria – per cui l’Italia è di nuovo sotto procedura d’infrazione UE – boccia gran parte della Penisola e dipinge un quadro sconfortante. Quando si confrontano i dati rilevati dalle centraline con le soglie di sicurezza per la salute umana fissate dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), emerge che l’84% dei comuni capoluogo nel 2022 ha sforato il limite di 20 µg/m3 per il PM10, mentre l’89% supera il limite di 10 µg/m3 per il PM2.5. Dati eccessivi che riguardano tutte le città metropolitane salvo Reggio Calabria – non perché la qualità dell’aria sia migliorata, ma perché non ha rilevato i livelli di smog (e li sforava nel 2021).

Maglia nera per il Nord con casi più gravi a Milano, Venezia e Napoli che presentano valori due volte sopra le soglie OMS per il PM2.5 e soprattutto a Torino e Cagliari che sforano di due volte anche il limite per il PM10. Nelle regioni settentrionali sono più di 9 su 10 i capoluoghi fuori norma, ma anche il Centro e il Sud (80%) e le isole (60%) registrano gravi problemi di inquinamento dell’aria.

Peggiorano anche i dati sugli altri inquinanti. Al Nord sono 64 su 89 i capoluoghi che sforano le soglie giornaliere di ozono, in media per 39 giorni l’anno contro i 28 del 2021. “In 16 capoluoghi si registrano più di 70 giorni di sforamento: fra questi Milano (79) e Torino (99), con i valori maggiori tra i capoluoghi metropolitani. Nel Centro e nel Mezzogiorno, invece, l’andamento negli ultimi anni è sostanzialmente stabile e con un numero di giorni di superamento molto inferiore rispetto al Nord (meno di un terzo)”, sintetizza l’Istat. Per quanto riguarda il biossido di azoto (NO2), direttamente legato al consumo di fossili tramite traffico e riscaldamenti, i valori sono eccessivi in quasi tutti i capoluoghi.

(Poche) buone notizie su mobilità, verde e rifiuti

Sul versante della mobilità, l’Italia nel 2022 registra qualche progresso significativo anche se il quadro complessivo vede luci e ombre. La rete di metropolitane si espande, ma non è così per tram e filobus. Sempre più capoluoghi (70, +12 sul 2021) hanno approvato il Piano urbano di mobilità sostenibile (Pums) anche se solo in 20 casi ha dimensione di area vasta.

Sul fronte dei mezzi, il trasporto pubblico locale italiano sta dismettendo rapidamente i veicoli più inquinanti. “In cinque anni, la quota di autobus in classe Euro 6 o a emissioni zero è quasi triplicata, passando dal 16,9% del 2017 al 48,5%, colmando, peraltro, i divari che penalizzavano le città del Mezzogiorno e i capoluoghi metropolitani”, segnala l’Istat. Gli autobus elettrici o ibridi sono più di 1/3 del totale (il 36%). Ma il parco mezzi invecchia, con un’età media oltre i 10 anni. Dati positivi, invece, per piste ciclabili (ma il Sud ha ancora un gap importante), car e bike sharing.

Sul verde urbano, la quota pro capite resta praticamente stabile ma a fronte di un aumento della superficie in valori assoluti, in media dello 0,2% annuo nell’ultimo decennio. In continua crescita le aree di forestazione urbana e periurbana (compresi nell’investimento 3.1 del PNRR), funzionali all’assorbimento delle emissioni ma anche a contrastare l’effetto isola di calore. Nel 2022, 56 capoluoghi hanno attivato interventi di forestazione urbana (erano 30 nel 2011), estesi per 13,2 milioni di m2 (+3,5% rispetto al 2021), corrispondenti a 34 m2 per ettaro.

Per quanto riguarda i rifiuti, l’Istat segnala che “sempre più città adottano politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti urbani”, con la quantità di rifiuti pro capite in calo in due capoluoghi su tre, e in più della metà dei capoluoghi è inferiore al livello del 2019.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.