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ORSA scrive la carta d’identità dell’inquinamento dell’aria in Italia

Inquinamento dell’aria: l’algoritmo di ENEA cambia il modo di affrontarlo
crediti: European Union, Copernicus Sentinel-3 imagery

Il nuovo sistema di monitoraggio dell’inquinamento dell’aria è già stato testato su scala nazionale

Tracciare in tempo reale i settori e le aree geografiche di origine dell’inquinamento dell’aria. Per ottenere una visione più granulare del fenomeno. E adottare misure più mirate per prevenirlo e mitigarlo. È l’obiettivo di ORSA, un algoritmo messo a punto da ENEA e dalla società Arianet di concerto con il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Una fotografia migliore

Il passo in avanti non è di poco conto. I metodi oggi in vigore per monitorare la qualità dell’aria catturano solo la composizione “potenziale” dell’atmosfera. Ma non riescono a dare conto dell’origine effettiva dei diversi inquinanti. Principalmente perché gli agenti inquinanti, una volta immessi in aria, subiscono trasformazioni e ricombinazioni e danno luogo a reazioni chimiche che ne oscurano la reale provenienza.

Basarsi solo sugli strumenti attuali, cioè gli inventari delle emissioni, “non è sufficiente per capire ‘chi fa cosa e quanto’ in aria, perché lo spostamento delle masse d’aria e i processi chimici e fisici in atmosfera modificano le caratteristiche degli inquinanti a cui sono esposti l’uomo e l’ambiente”, spiega Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio ENEA di Inquinamento Atmosferico. 

L’inquinamento dell’aria in Italia visto da ORSA

ORSA è già stato testato con risultati promettenti. La prima applicazione sperimentale su scala nazionale ha mostrato che il riscaldamento residenziale è la principale fonte di PM10 durante i mesi invernali in tutta la penisola. E che in pianura Padana i livelli di inquinamento dell’atmosfera – per cui l’Italia è sottoposta a una nuova procedura di infrazione in Europa – sono dovuti soprattutto a traffico veicolare e agricoltura.

O, ancora, che in alcune parti del paese gli alti livelli di ozono non sono generati da fonti locali, bensì derivano da particelle trasportate anche per centinaia di chilometri, oltre che dalla trasformazione chimica negli alti strati dell’atmosfera di altri inquinanti.

L’algoritmo abilita un “vero e proprio sistema di tracciabilità” che permette di “etichettare” le emissioni e conoscere il “contributo specifico di ogni singola fonte”, spiega Gino Briganti del Laboratorio ENEA di Inquinamento atmosferico, primo autore dello studio pubblicato su Atmosphere in cui viene presentato ORSA. “È pensato in particolare per le amministrazioni locali – prosegue Briganti – che hanno il compito di preservare la qualità dell’aria e la salute dei cittadini attraverso politiche che vadano a incidere direttamente sulle fonti più inquinanti che comprendono il traffico stradale, il riscaldamento domestico, gli allevamenti, i fertilizzanti e l’industria”.

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