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Da Nuova Delhi a Città del Messico, l’inquinamento dell’aria uccide 160mila persone nel 2020

Un’analisi di Greenpeace nel sud est asiatico stima anche i costi, oltre i 5 miliardi di dollari nelle 14 città prese in considerazione. Il costo finanziario totale più elevato è a Tokyo, mentre a Los Angeles il più alto livello finanziario pro-capite, 2.700 dollari a persona. La richiesta ai governi di investire in fonti di energia rinnovabile, come l’energia eolica e quella solare, in trasporti pubblici accessibili alimentati da energia pulita, di mettere fine alla dipendenza dai combustibili fossili

inquinamento dell'aria
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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – L’inquinamento dell’aria da polveri super sottili, le PM 2,5, è all’origine della morte di 160mila persone nelle cinque città più popolose del mondo. E questo soltanto nel 2020. Lo mette nero su bianco un’analisi di Greenpeace nel sud est asiatico – realizzata con IQAir – che può contare anche su una stima dei costi sanitari, sociali e economici. A Nuova Delhi, su una popolazione di 30 milioni, i decessi sono stati 54mila per 8,1 miliardi di costi. A Città del Messico, su 22 milioni di abitanti, i morti sono stati 15mila per un costo di 8 miliardi. A San Paolo, su 22 milioni di cittadini, ci sono stati 15mila morti per un costo di 7 miliardi. A Shanghai, 26 milioni di popolazione, 39 mila morti e 19 miliardi di costi. A Tokyo, su 37 milioni di abitanti, 40mila morti e 43 miliardi di costi. A Jakarta ci sono stati 13mila morti evitabili a causa dell’inquinamento, ha subito perdite per 3,4 miliardi di dollari pari all’8,2% del Pil della città.

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“Quando i governi scelgono carbone, petrolio e gas rispetto all’energia pulita, è la nostra salute a pagarne il prezzo – afferma Avinash Chanchal, attivista per il clima di Greenpeace India – l’inquinamento atmosferico causato dalla combustione dei combustibili fossili aumenta la nostra probabilità di morire di cancro o di ictus, e di soffrire di gravi problemi respiratori come Covid-19. Non possiamo permetterci di continuare a respirare aria sporca, se le soluzioni all’inquinamento atmosferico sono ampiamente disponibili”. 

Nel 2020 la stima del costo economico derivanti dall’inquinamento da PM 2,5 ha superato i 5 miliardi di dollari nelle 14 città che sono state prese in considerazione. Tra le città incluse, il costo finanziario totale stimato più elevato dovuto all’inquinamento atmosferico è stato registrato a Tokyo. Mentre a Los Angeles c’è stato il più alto livello finanziario pro-capite di costo, 2.700 dollari a persona.

E’ di fronte a questi numeri che Greenpeace chiede ai governi di investire in fonti di energia rinnovabile, come l’energia eolica e quella solare, in trasporti pubblici accessibili alimentati da energia pulita per proteggere i residenti dall’inquinamento atmosferico letale. E soprattutto di mettere fine alla dipendenza dai combustibili fossili.

“Respirare non dovrebbe portare alla morte – osserva Frank Hammes, ceo di IQAir – il fatto che la cattiva qualità dell’aria abbia causato circa 160mila vittime nelle sole cinque città più grandi dovrebbe imporci una riflessione, soprattutto in un anno in cui molte città avevano registrato una riduzione dei livelli di inquinamento per via delle minori attività economiche” a causa dell’emergenza da Covid-19; “i governi, le aziende e gli individui devono fare di più per eliminare le fonti di inquinamento e rendere le nostre città luoghi migliori in cui vivere”.

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“In molte parti del mondo è più economico costruire infrastrutture energetiche pulite che continuare a investire in combustibili fossili – rileva Bondan Andriyanu, attivista di Greenpeace Indonesia – i governi devono creare posti di lavoro verdi” anche per riprendersi dalla crisi post Covid-19.