Un’inchiesta di 46 giornalisti e 18 esperti da 16 paesi stima i costi della contaminazione da “forever chemicals” in Europa. E mette a nudo le pressioni delle lobby industriali contro lo stop proposto da Bruxelles
Anche se in Europa smettessimo in questo istante di produrre i “forever chemicals” e di usarli nell’industria, dovremmo affrontare costi astronomici per cancellare l’inquinamento da PFAS già prodotto. Fino a 100 miliardi di euro l’anno, per i prossimi 20 anni.
Lo afferma l’iniziativa Forever Lobbying Project, che pubblica oggi un’indagine che ha coinvolto 46 giornalisti e 18 esperti in 16 paesi. E fornisce le stime, a livello di singolo paese e per diversi scenari, di quanto ci costerà rimediare all’impatto degli PFAS.
I costi di rimediare all’inquinamento da PFAS
Solo i costi per eliminare 4 forever chemicals già vietati o limitati, cioè PFOS, PFOA, PFNA e PFHxS, arrivano a 4,8 miliardi di euro l’anno. In tutto, ripulire l’ambiente da questi PFAS composti da molecole “a catena lunga” costerebbe 95 miliardi di euro in 20 anni. Per decenni, queste sostanze chimiche sono state utilizzate per realizzare padelle antiaderenti, imballaggi alimentari monouso e tessuti antimacchia.
Sempre a livello europeo, eliminare anche i PFAS a catena corta e ultra-corta, come il TFA, costerebbe circa 100 miliardi di euro all’anno, ovvero 2.000 miliardi di euro in 20 anni. Si tratta infatti di molecole altamente mobili che penetrano facilmente nelle cellule viventi, superando la maggior parte dei filtri dell’acqua.
Le pressioni delle lobby industriali
I PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche), noti anche come “inquinanti eterni”, sono composti chimici di sintesi estremamente resistenti, presenti nell’ambiente e nel sangue umano. Usati dagli anni ’40 in migliaia di prodotti (Teflon, Gore-Tex, pesticidi, eccetera), la loro persistenza e tossicità li rendono pericolosi. Contaminano suolo, acqua e organismi viventi, causando tumori, disturbi ormonali e altre gravi malattie.
In Europa, senza interventi, si potrebbero emettere 4,4 milioni di tonnellate nei prossimi 30 anni. L’UE ha proposto un divieto totale entro il 2026, ma l’industria resiste con un intenso lobbying. Che usa argomenti e tattiche analoghe a quelli dell’industria del tabacco, rivela l’inchiesta.
“Un’alleanza di inquinatori eterni sostiene che solo la precedente generazione di PFAS è problematica. Questi inquinatori stanno orchestrando una campagna di lobbying e disinformazione a livello UE per far deragliare una proposta di divieto europeo sui PFAS. Se avranno successo, saremo tutti soggetti a un gigantesco e irreversibile esperimento su scala planetaria”, si legge nell’inchiesta.