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Inquinamento da mercurio: in USA primo passo verso la deregolamentazione

L’EPA stralcia l’analisi costi-benefici sul monitoraggio dell’inquinamento da mercurio, per la gioia dei grandi inquinatori

(Rinnovabili.it) – L’amministrazione Trump ha stralciato la giustificazione legale che obbligava le centrali elettriche a carbone a ridurre l’inquinamento da mercurio. La giustificazione, risalente all’era Obama, si basava su un’analisi costi-benefici secondo cui forzare le centrali elettriche a carbone a monitorare e ridurre la produzione di mercurio fosse giustificato dai risparmi sui costi sanitari, che avrebbero superato i costi di conformità. La ragione dello stralcio, dunque, è presto detta: il costo della conformità supera di gran lunga i benefici per la salute pubblica.

“Non è una contabilità onesta”, ha dichiarato l’amministratore dell’Agenzia per la protezione ambientale (EPA) Andrew Wheeler, che dopo la sospensione delle leggi ambientali ed essersi rifiutato di rendere più stringenti gli standard sulla qualità dell’aria, mette a segno un’altra mossa che sembra segnare il declino delle politiche ambientali in USA.

L’inquinamento da mercurio può rappresentare un serio pericolo per le donne in gravidanza, mettendo a rischio neonati e bambini determinando problemi di sviluppo. Le analisi e i calcoli utilizzati all’epoca della presidenza Obama (2016) mostravano come le apparecchiature di controllo dell’inquinamento nelle centrali a carbone avrebbero ridotto le emissioni di particolato e di altre sostanze nocive, compreso il mercurio. Questa riduzione sarebbe stata conveniente in termini di salute pubblica.

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Nel 2018, sotto l’amministrazione Trump, l’EPA ha dichiarato di aver esaminato la ratio della giustificazione legale dell’era Obama e dell’analisi costi-benefici, ritenendo inappropriata la convenienza dovuta alla riduzione dell’inquinamento da mercurio. Quindi, due anni dopo, la giustificazione è stata eliminata. L’analisi voluta da Wheeler, infatti, ha stimato che il costo di conformità per le centrali elettriche a carbone e a petrolio è compreso tra 7,4 e 9,6 miliardi di dollari l’anno, mentre i risparmi riguardanti i costi per la salute sono compresi tra 4 milioni e 6 milioni di dollari l’anno.

Ma c’è un problema. Secondo alcuni osservatori, lo stralcio della giustificazione legale non è altro che il primo passo verso il ritiro della norma, la cosiddetta Mercury and Air Toxic Standards Act (MATS). “Si tratta di un assoluto abominio, ha detto in una nota l’ex presidente del Consiglio di difesa delle risorse naturali Gina McCarthy, che è stata amministratore dell’EPA durante la presidenza Obama. “Gli unici a beneficiarne sono i grandi inquinatori, a spese della nostra salute e della salute dei nostri bambini”.

Ma anche le utility elettriche non sono particolarmente soddisfatte. La ragione è dovuta all’enorme investimento affrontato per ridurre l’inquinamento da mercurio. Un investimento in parte ripagato aumentando i costi per l’energia dei consumatori. “L’abrogazione della base giuridica del MATS introduce nuove incertezze e rischi per le aziende che stanno ancora recuperando i costi per l’installazione delle tecnologie di controllo, ha dichiarato il gruppo commerciale Utility Edison Electric Institute.

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Tuttavia, se i distributori manifestano la loro contrarietà, i produttori sembrano essere più che soddisfatti. L’industria carboniera degli Stati Uniti, infatti, si è da sempre dichiarata contraria alla regola sul controllo dell’inquinamento da mercurio, incolpandola di aver messo fuori gioco centinaia di centrali elettriche a carbone negli ultimi anni. D’altro canto, durante la campagna elettorale del 2016, Trump aveva promesso di rilanciare l’industria del carbone americana, a suo parere ingiustamente presa di mira dalle politiche climatiche e ambientali di Obama.

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