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Diete demitariane per dimezzare l’inquinamento da azoto

Ridurre del 50% il nostro consumo di carne e latticini, insieme all’adozione in agricoltura di alcune soluzioni tecnologiche già disponibili, permette di dimezzare l’inquinamento da azoto negli ecosistemi europei

Inquinamento da azoto: per dimezzarlo dobbiamo diventare demitariani
Foto di Sergey Kotenev su Unsplash

Lo studio analizza 144 scenari possibili: quello demitariano è il meno drastico

(Rinnovabili.it) – Ogni anno, in Europa, usiamo tonnellate di fertilizzanti a base di azoto per garantire la produttività dei nostri campi. Ma qualcosa come l’82% di questo azoto va sprecato: non aiuta, cioè, la crescita di semi e piante. E si disperde nel terreno, nelle falde acquifere, e nell’aria. Danneggiando gli ecosistemi. Il rimedio per ridurre – fino a dimezzarlo – l’inquinamento da azoto? Un mix di modifiche alla nostra dieta e di soluzioni tecniche da usare in agricoltura.

Lo scenario demitariano contro l’inquinamento da azoto

Lo sostiene il rapporto Appetite for Change, pubblicato oggi dall’UK Centre for Ecology & Hydrology di Edimburgo, in Scozia. Che dà un nome a questo approccio: demitariano. In cosa consiste? Il termine si riferisce alla prima parte del mix di soluzioni, quelle relative alla nostra dieta. Secondo gli autori, in tutti i 144 scenari analizzati nel rapporto, dimezzare il consumo di carne e formaggi – insieme a una miglior gestione delle attività agricole e della food chain, garantisce una riduzione del 49% nell’uso inefficiente di fertilizzanti azotati.

Preferire diete a base vegetale, infatti, riduce l’immissione di azoto nei terreni e aumenta l’efficienza complessiva dell’uso di fertilizzanti azotati. “Le diete prevalentemente a base vegetale sono correlate a una minore impronta di azoto, a minori emissioni di gas serra e a risultati positivi sulla salute rispetto alle diete attuali nell’UE”, sottolinea lo studio.

Dimezzare i consumi di carne (oggi la media UE è di 70 kg pro capite l’anno) e latticini è lo scenario preferibile se si tiene conto anche dei benefici sociali su ampia scala. Cancellare del tutto questi alimenti, infatti, darebbe sì risultati migliori sotto il profilo dell’inquinamento da azoto, anche dell’84%, ma questo scenario non offre “benefici netti per la società quando i benefici ambientali vengono controbilanciati dal rigore delle azioni necessarie”.

“L’aumento senza precedenti dei prezzi dell’energia, dei fertilizzanti e degli alimenti a partire dal 2021 sottolinea la necessità di affrontare la vulnerabilità dell’attuale sistema alimentare”, spiega Adrian Leip, primo autore del rapporto. “Le diete a base vegetale richiedono meno terra e fertilizzanti, riducono il consumo di energia e aumentano la nostra resilienza alle attuali molteplici crisi: cibo, energia, clima. Liberare terra per ripristinare gli habitat contribuirebbe ad affrontare la crisi climatica e quella della biodiversità”.