Nuova Delhi nella morsa dell’inquinamento atmosferico, i valori di PM2.5 ai massimi da un anno
(Rinnovabili.it) – Ad aprile il lockdown e il blocco della circolazione aveva fatto miracoli. La catena dell’Himalaya era lì, visibile anche a 200 km di distanza da buona parte dell’India. Adesso invece il paese asiatico, che viaggia spedito verso i 9 milioni di casi accertati,ripiomba nell’incubo dell’inquinamento atmosferico.
Bruciore agli occhi, mal di gola e mancanza di respiro. Non sono i sintomi del Covid ma gli effetti dell’aria velenosa che si trovano a respirare gli abitanti di Nuova Delhi. Che negli ultimi giorni hanno iniziato a denunciare la cosa sui social. E a ragion veduta. In effetti l’indice generale di qualità dell’aria di Delhi, che misura gli inquinanti incluse anche il particolato sottile PM2.5, è salito a 488. E’ il livello più alto registrato nell’ultimo anno.
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I dati diffusi dal governo mostrano che il PM2.5, che può causare malattie cardiovascolari e respiratorie come il cancro ai polmoni, si è attestato 30 volte al di sopra del limite di sicurezza stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità. Per le Nazioni Unite, la densità di PM 2.5 non dovrebbe superare i 25 microgrammi per metro cubo di aria in un periodo di 24 ore. Ma le autorità sono restie a ordinare nuovi blocchi motivati dall’inquinamento atmosferico. Il timore è di tarpare le ali alla ripresa del comparto industriale dopo il tonfo di inizio pandemia.
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Nel 2019, New Delhi è stata la capitale più inquinata del mondo e con la peggiore qualità dell’aria. La concentrazione media annua di PM2.5 misurata in un metro cubo di aria ha raggiunto a Nuova Delhi la soglia di 98,6, cioè più del doppio rispetto al livello di Pechino. Le cause principali sono le emissioni delle fabbriche e dei veicoli del trasporto pubblico e privato. Ma anche i cantieri edili e i roghi dei rifiuti e dei residui di colture.
Nonostante rappresenti il 18,1% della popolazione mondiale, l’India ha registrato nel 2017 una percentuale di decessi e disabilità imputabili all’inquinamento atmosferico pari al 26,2% del totale mondiale, cioè circa 1,24 milioni di morti.