Nuove stime sull’impatto sulla salute dell’inquinamento atmosferico da combustione delle fonti fossili
(Rinnovabili.it) – L’inquinamento atmosferico che ha origine dai combustibili fossili è responsabile di 1 morte prematura su 5 in tutto il mondo. Un killer invisibile, insomma. Che solo nel 2018 ha provocato qualcosa come 8,7 milioni di decessi.
Le nuove stime, riviste al rialzo, sono state pubblicate in uno studio apparso sulla rivista Environment Research. In pratica i numeri sono il doppio di quelli stimati da una ricerca del 2017 pubblicata su Lancet, la più completa e sistematica condotta finora. Quello studio, infatti, calcolava il numero di morti premature a livello globale causate dal particolato sottile – che include i residui della combustione delle fonti fossili, ma anche altri fattori – in 4,2 milioni di decessi.
Leggi anche In Europa oltre 600mila morti per inquinamento ambientale
Nel 2012 il computo arrivava a 10 milioni. Il decremento sarebbe dovuto principalmente al miglioramento delle condizioni dell’inquinamento atmosferico in Cina. “I tassi di mortalità più elevati sono stimati nelle regioni con una uso sostanziale di combustibili fossili, in particolare India, Cina e parti degli Stati Uniti orientali, Europa e Sud-est asiatico”, spiega all’Independent Karn Vohra, prima firma dell’articolo.
Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno prima incrociato i dati sulle polveri sottili (PM2.5) con quello delle emissioni di carbonio per ogni “cella” in cui hanno diviso il planisfero, e poi hanno elaborato un nuovo modello di valutazione del rischio per la salute che tiene conto degli studi più recenti. Il raddoppio della stima dei decessi dipende dagli strumenti usati: il modello per l’analisi del particolato è a maglia più stretta, quindi più preciso, di quelli impiegati in studi precedenti.
Leggi anche L’inquinamento atmosferico fa 9 milioni di morti ogni anno
Rispetto ad altre cause di morte prematura, l’inquinamento atmosferico uccide ogni anno 19 volte più persone della malaria, nove volte più dell’Aids e tre volte più dell’alcol. “Ci auguriamo che quantificando le conseguenze sulla salute della combustione di combustibili fossili, possiamo inviare un messaggio chiaro ai responsabili politici e alle parti interessate dei vantaggi di una transizione verso fonti energetiche alternative”, ha commentato a Reuters il coautore dell’articolo Joel Schwartz.