
Sono solo 7 i paesi al mondo che l’anno scorso hanno rispettato le soglie di sicurezza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sull’inquinamento atmosferico. Migliorano invece i risultati per le grandi città: il 17% resta sotto i limiti di PM2.5, rispetto al 9% del 2023.
“Sebbene ciò rappresenti un certo progresso, c’è ancora molto lavoro da fare per proteggere la salute umana”, sottolinea il nuovo rapporto di IQAir, azienda che raccoglie ogni anno i dati sulla qualità dell’aria a livello globale appoggiandosi a una rete di 40.000 stazioni di monitoraggio e sensori a basso costo. Quest’anno la copertura del World Air Quality Report 2024 raggiunge 8.954 città in 138 paesi, regioni e territori.
Inquinamento atmosferico: la classifica globale 2024
I 7 paesi virtuosi – capaci di mantenere i livelli di polveri sottili PM2.5 sotto una media annua di 5 µg/m3 – sono, come negli anni passati, soprattutto in Oceania e nei Caraibi. L’Europa però si piazza bene con 2 paesi rappresentati. Si tratta di Australia, Bahamas, Barbados, Estonia, Grenada, Islanda e Nuova Zelanda.
Più del 91% dei paesi (126 sui 138 censiti) ha invece sforato. La classifica dei paesi con il peggiore inquinamento atmosferico è composta da:
- Ciad (91,8 µg/m3): più di 18 volte superiore alla linea guida annuale dell’OMS per il PM2,5.
- Bangladesh (78 µg/m3): più di 15 volte sopra i limiti
- Pakistan (73,7 µg/m3): più di 14 volte sopra i limiti
- Repubblica Democratica del Congo (58,2 µg/m3): più di 11 volte oltre i limiti
- India (50,6 µg/m3): più di 10 volte sopra i limiti
Ma è proprio l’India, ancora una volta, ad ospitare il maggior numero di città con la peggiore qualità dell’aria: 6 delle 9 metropoli più inquinate sono indiane. Lista guidata da Byrnihat, che ha una concentrazione media annuale di PM2.5 di 128,2 µg/m3.
Una nota positiva? Tutto il sud-est asiatico – tradizionalmente, una delle regioni con i dati peggiori – ha migliorato la sua qualità dell’aria. L’Oceania è la regione più pulita al mondo, con il 57% delle città regionali che soddisfano il valore guida annuale dell’OMS.
Fattori preoccupanti, rileva il rapporto, sono invece la scarsa qualità del monitoraggio in Africa – appena 1 stazione ogni 3,7 milioni di persone – e le conseguenze degli incendi in Amazzonia: hanno avuto impatto sulla qualità dell’aria in gran parte dell’America Latina, arrivando anche a quadruplicare i livelli di PM2.5 in alcune parti del Brasile.
In Italia, nessuna delle città censite da IQAir riesce a restare sotto la soglia consigliata dall’OMS. Il PM2.5 a Torino è tornato a crescere, da circa 7-8 µg/m3 del 2019-2023 agli oltre 12 del 2024. Milano fa peggio con 19 µg/m3, ma mostra un lieve trend positivo negli ultimi 5 anni. Roma è tornata su livelli che non si vedevano dal 2020, anche se si ferma a 13,1 µg/m3. Positiva, invece, la traiettoria di Napoli che si ferma a 11,4 µg/m3. Tra i capoluoghi di provincia censiti, il migliore è Livorno con 8,9 µg/m3.