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Come l’industria ha nascosto la tossicità degli PFAS per mezzo secolo

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Via depositphotos.com

Animali intossicati e bambini con malformazioni nascosti dalle aziende produttrici di PFAS

(Rinnovabili.it) – Sapevano da decenni e non hanno detto niente. Una vecchia storia ormai, che abbiamo visto emergere con l’industria del tabacco e con quella dei combustibili fossili. Impatti sulla salute e sull’ambiente noti da tempo, discussi internamente, ma poi insabbiati e cancellati dalla comunicazione pubblica. Stavolta è la tossicità degli PFAS a finire sotto i riflettori, e con esso l’industria chimica che li produce.

L’inquietante scoperta viene da un’analisi dei ricercatori dell’Università della California pubblicata sulla rivista Annals of Global Health ieri. Il team ha esaminato documenti secretati di DuPont e 3M, i maggiori produttori di PFAS. Dal loro lavoro di ricerca emergono le tattiche utilizzate dall’industria per ritardare la presa di consapevolezza del pubblico circa la tossicità di queste sostanze chimiche. Il tutto va di pari passo con il tentativo di ritardare le normative che ne disciplinano l’uso

Ampiamente utilizzati nel settore tessile, negli articoli per la casa e nei prodotti alimentari, i PFAS sono chiamati anche “forever chemicals”, per la loro persistenza. e difficoltà di decomposizione. Oggi rappresentano una minaccia di prima grandezza per la salute umana e gli ecosistemi.

“Questi documenti rivelano prove evidenti che l’industria chimica era a conoscenza dei pericoli degli PFAS e non è riuscita a far conoscere i rischi al pubblico, alle autorità di regolamentazione e persino ai propri dipendenti”, ha detto Tracey Woodruff, direttore del programma sulla salute riproduttiva e l’ambiente dell’Università della California. Woodruff è anche ex scienziato senior e consulente politico dell’Agenzia per la protezione ambientale statunitense (EPA).

I documenti segreti sono stati scoperti in una causa intentata dall’avvocato Robert Bilott, primo a citare in giudizio con successo DuPont per contaminazione da PFAS. Bilott ha consegnato i documenti, che coprono i 45 anni dal 1961 al 2006, ai produttori del documentario “The Devil We Know”, che li hanno donati alla biblioteca dell’Università.

Dall’esame dei ricercatori risulta che l’industria disponeva di molteplici studi sugli effetti avversi sulla salute dei PFAS almeno 21 anni prima che fossero riportati pubblicamente.

L’EPA sarebbe stata tenuta all’oscuro da DuPont, che aveva tutte le prove. Molti documenti riservati recavano l’avvertenza “da distruggere”. Dal 1961, ad esempio, era noto all’industria che il teflon avesse ripercussioni gravi e che bisognasse evitare il contatto con la pelle. DuPont ha intossicato ratti e cani nei suoi esperimenti sugli PFAS, ma ha continuato a commercializzarli. Nel 1980, otto dipendenti delle due aziende (DuPont e 3M) avrebbero dato alla luce bambini con malformazioni dopo aver lavorato alla produzione di C8, una delle migliaia di sostanze ascrivibili agli PFAS. Ma il caso fu negato e insabbiato, dichiarando che il C8 era paragonabile al sale da cucina.
Le cause legali intentate negli anni hanno prodotto multe salate per DuPont, che però valgono una frazione dei suoi profitti. Queste nuove rivelazioni, sperano i ricercatori, aiuteranno a vietare quanto prima la produzione dei forever chemicals.

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