Pechino ammette l’aumento di radioattività, ma minimizza: la causa sono 5 barre di combustibile nucleare danneggiate, che hanno provocato un incremento di gas nobili nel reattore numero 1
Le autorità cinesi sull’incidente nucleare di Taishan: “Un fenomeno comune”
(Rinnovabili.it) – Non era soltanto un problema di gas nobili in eccesso, un intoppo da “normale amministrazione”. Le autorità cinesi hanno cercato di minimizzare per giorni sulla portata dell’incidente nucleare di Taishan. Adesso arriva l’ammissione: sì, c’è un aumento della radioattività. Aumento che il China Guangdong Nuclear Power Group, co-gestore della centrale atomica di Taishan insieme alla francese EDF, aveva negato con fermezza in un primo momento. Non è stata invece registrata nessuna fuga radioattiva all’esterno.
Cosa sappiamo dell’incidente nucleare di Taishan
La scorsa settimana si è verificato un incidente nucleare all’impianto di Taishan, nella Cina sud-orientale, a 130 km da Hong Kong. La centrale atomica è dotata di reattori EPR di nuova generazione (III+), una tecnologia francese che è considerata più sicura ed è in circolazione da circa un decennio. Le prime avvisaglie che qualcosa non andava sono rimbalzate sui media internazionali dopo uno scoop della CNN.
L’emittente americana il 14 giugno riportava le parole di una gola profonda del dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti: la francese EDF avrebbe allertato Washington per una “imminente minaccia radiologica”. L’incidente nucleare di Taishan sarebbe però stato coperto dalle autorità cinesi, che per mascherare l’evento avrebbero modificato i parametri-soglia sulla radioattività registrata nei dintorni dell’impianto, oltre i quali scatta l’allarme.
EDF ha poi modificato il tiro limando queste dichiarazioni e le autorità cinesi hanno negato che si sia verificato qualsiasi incidente. Nel giro di poche ore, però, è arrivata un’altra versione con una spiegazione di comodo. L’incidente nucleare di Taishan c’è stato, ma non è una fuga radioattiva. Solo un accumulo eccessivo di gas nobili (xeno e crypton), già rilasciati fuori dall’impianto dopo il necessario trattamento.
L’ultima versione sull’incidente di Taishan
Nel pomeriggio del 16 giugno arriva una versione diversa, che ammette i problemi. E arriva sotto forma di una nota congiunta stilata dal ministero dell’Ambiente di Pechino e dall’Amministrazione nazionale per la sicurezza nucleare cinese. Segno che il dossier adesso è preso in carico dalle autorità centrali. C’è un aumento della radioattività, ammettono, ma resta “nell’intervallo consentito” per le centrali nucleari e “non vi è pericolo di dispersione radioattiva nell’ambiente”.
L’origine? Cinque barre di combustibile nucleare danneggiate. La nota minimizza ancora: “A causa dell’influenza di fattori incontrollabili su produzione, trasporto, carico e altri collegamenti, è inevitabile una piccola quantità di danni alle barre di combustibile”. Delle 60.000 barre di combustibile nel reattore, quelle danneggiate rappresentavano “meno dello 0,01%”, scrive il ministero. E comunque si tratterebbe di “un fenomeno comune privo di timori”. Non soltanto un accumulo di gas nobili nel circuito primario del reattore atomico numero 1, come affermato all’inizio da EDF.
Gas nobili su cui, sì, l’Amministrazione per la sicurezza nucleare ha appena condotto una revisione dei parametri. Ma questa operazione, afferma la nota, sarebbe del tutto slegata dai valori di radioattività registrati all’esterno della centrale nucleare di Taishan.