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I contaminanti PFAS ormai sono ovunque

Contaminanti PFAS: superano ovunque le soglie di sicurezza
Foto di PublicDomainPictures da Pixabay

Per i limiti USA sui contaminanti PFAS, l’acqua piovana non è sicura da bere

(Rinnovabili.it) – Uno studio dell’Università di Stoccolma e dell’ETH di Zurigo ha misurato la presenza di contaminanti PFAS mostrando come essi siano diffusi in una misura ben al di sopra di tutte le soglie di sicurezza fino a ora stabilite.

Possiamo trovare queste sostanze nella pioggia (o nella neve) praticamente in ogni area del Pianeta e questo rappresenta un pericolo ben al di sopra di quello che immaginiamo: “Sulla base delle ultime linee guida degli Stati Uniti per il PFOA nell’acqua potabile, l’acqua piovana ovunque sarebbe giudicata non sicura da bere. Anche se nel mondo industriale non beviamo spesso acqua piovana, molte persone in tutto il mondo si aspettano che sia sicura da bere e fornisce molte delle nostre fonti di acqua potabile”, ha spiegato Ian Cousins, professore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Stoccolma e autore della ricerca, pubblicata sulla rivista Environmental Science & Technology.

I contaminanti PFAS hanno superato ogni soglia di sicurezza planetaria

I contaminanti PFAS sono arrivati praticamente in ogni regione del Pianeta, anche nelle nevi dell’Antartide e sull’altopiano tibetano. Anche i suoli risultato compromessi. La conclusione allarmante dello studio è che la loro diffusione ha superato le soglie di sicurezza planetaria: non c’è più spazio che ne sia libero.  I ricercatori che hanno lavorato allo studio hanno misurato la loro presenza e il loro spostamento nell’ultimo decennio conducendo studi sul campo ed esperimenti in laboratorio. Quello che hanno scoperto non è rassicurante: nonostante i divieti di produzione e l’abbandono di queste sostanze da almeno vent’anni, la loro presenza in atmosfera tende a non diminuire. La spiegazione più probabile è legata alla natura stessa di questi contaminanti e alle loro proprietà. “L’estrema persistenza e il continuo ciclo globale di alcuni PFAS porteranno al continuo superamento delle soglie guida”, ha detto il professor Martin Scheringer, del ETH di Zurigo in Svizzera e RECETOX, Università Masaryk nella Repubblica Ceca.

Che i PFAS siano altamente persistenti è noto al mondo della scienza, al punto che sono da tempo definiti “forever chemicals”, “prodotti chimici eterni”, data la longevità di queste sostanze che difficilmente si degradano. Un importante processo del loro ciclo naturale, per esempio, è legato al passaggio dall’acqua di mare all’aria marina, una delle matrici misurate dal team dell’Università di Stoccolma.

Gli effetti su salute e ambiente dei contaminanti PFAS

PFAS è il nome collettivo di circa 4.500 sostanze che hanno una struttura chimica simile e sono caratterizzate da un’elevata persistenza. La loro presenza preoccupa il mondo della scienza perché sono stati associati a impatti negativi sulla salute umana: si tratta certamente di un’associazione e non è stata dimostrata una correlazione diretta, ma la soglia d’allarme resta alta. Cancro, disturbi dell’apprendimento e del comportamento nei più piccoli, infertilità o complicazioni durante la gravidanza per gli adulti, colesterolo e deficit immunitari sono solo alcune tra le conseguenze connesse dell’esposizione alla loro azione.

La loro produzione è associata all’industria che produce materiali impermeabili, ignifughi o antiaderenti. E c’è chi proprio a questi settori chiede di rimediare agli impatti dei contaminati PFAS. Jane Muncke è Managing Director della Food Packaging Forum Foundation di Zurigo e, alla luce dei dati esposti dallo studio, ha commentato: “Non può essere che alcuni traggano beneficio economico inquinando l’acqua potabile per milioni di altri, e causando gravi problemi di salute. Le ingenti somme che costerà ridurre i PFAS nell’acqua potabile a livelli sicuri sulla base delle attuali conoscenze scientifiche devono essere pagate dall’industria che produce e utilizza queste sostanze chimiche tossiche. È ora di agire”.

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