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Greenpeace denuncia l’accumulo di PFAS nell’acqua potabile di Milano

PFAS
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Anche se entro i limiti di legge europei, i PFAS destano preoccupazione negli scienziati

(Rinnovabili.it) – L’acqua di Milano sta lentamente avvelenando i cittadini a causa dei PFAS. Secondo Greenpeace, che ha fatto un accesso agli atti, questi composti poli- e perfluoroalchilici si trovano in 132 dei 462 campioni di acqua destinata al consumo umano monitorati dall’ente gestore MM e da ATS Città Metropolitana di Milano. I campionamenti sono relativi agli anni 2021, 2022 e parte del 2023. 

L’associazione ambientalista ha perfino redatto una mappa dei punti dove sono stati fatti i campionamenti e i risultati che hanno dato.

“Oggi promuoviamo un’operazione di trasparenza offrendo alla cittadinanza di Milano la possibilità di consultare i livelli di contaminazione da PFAS in vari punti della rete acquedottistica cittadina”, spiega Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace. “Siamo costretti a farlo perché gli enti pubblici a cui spetta questa responsabilità, pur monitorando da anni la presenza di queste sostanze, non diffondono i risultati delle analisi”.

I limiti UE sui PFAS sono troppo alti?

C’è da dire che tutti i prelievi del territorio milanese sono inferiori ai limiti fissati dall’attuale direttiva europea. Ma gli ambientalisti hanno la risposta pronta: in oltre un caso su quattro, infatti, le concentrazioni risultano “superiori ai valori più cautelativi per la salute umana fissati o proposti in altri Paesi come la Danimarca o gli Stati Uniti” Non solo: è ormai noto dalla letteratura scientifica che la presenza di PFAS nell’acqua può costituire un pericolo anche a concentrazioni molto basse. Per questo, Ungherese sottolinea che “i cittadini hanno il diritto di sapere di essere esposti a rischi che già oggi sono ritenuti inaccettabili in altre nazioni”. 

“Non dobbiamo far credere alle persone che una bassa concentrazione di PFAS sia innocua per la salute. Si tratta di sostanze che si accumulano negli organi, quindi un’esposizione cronica anche a piccolissime dosi rischia di provocare conseguenze sanitarie anche gravi”, commenta Vincenzo Cordiano, presidente della sezione regionale del Veneto dell’Associazione Medici per l’Ambiente. “I limiti di legge europei che entreranno in vigore nel 2026 non tutelano la nostra salute. Se nell’acqua che giornalmente beviamo è presente un qualunque quantitativo di PFAS, non abbiamo garanzia che non vi siano effetti per la salute, soprattutto su bambini, donne in gravidanza e persone fragili. L’unico limite sicuro è la loro assenza”.

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